The Bear: le emozioni in cucina

The Bear: le emozioni in cucina

22 Gennaio 2023

Attorno ai tavoli da lavoro del locale “The Original Beef of Chicagoland” si concentrano le storie dei protagonisti della serie televisiva “The Bear”. Carmy, Richie, Sydney e Michael sono tra i principali protagonisti.

Non c’è esattamente un inizio e una fine di questa storia. C’è soltanto il presente, la quotidianità, in cui si intrufolano momenti del passato e speranze per il futuro. Quando la serie dà inizio al primo episodio, si è subito catapultati nella freneticità della macchina della ristorazione. Accade tutto molto velocemente, caoticamente e freneticamente. Fino a quando, il passato non inizia ad emergere. Ciò accade con Carmy, nuovo titolare del locale, uno dei migliori chef emergenti di New York, che prende in mano le redini di un locale di bassa lega perché lasciatogli dal fratello che ora non c’è più. Sydney è la nuova apprendista, piena di ideali, di buone idee, che ha tentato di mettersi in proprio tempo fa, ha fallito e ora sta ricominciando. Si sveglia di notte, prende la metro, lavora tutto il giorno scontrandosi con un ambiente di lavoro a volte ostico in cui deve farsi valere. Michael è la presenza che non c’è. Il fratello, l’amico, la persona cara, il protagonista che se n’è andato senza dire perché. Ciò che alberga negli animi dei personaggi viene svelato lentamente, a tratti, tra una pausa e l’altra. La loro storia viene narrata nei momenti più ansiogeni, più intolleranti, più stressanti. I personaggi emergono dapprima per la loro professionalità, poi per il loro dolore.

The Bear mostra ciò che accade nelle cucine: ritmi veloci, senza sosta, orario prolungato, ma anche cosa si cela dietro a quel lavoro: dedizione, passione, a volte anche ossessione, per la cucina. Nel mentre, tra un piatto e un altro, i personaggi si scagliano contro i loro malesseri interiori che non hanno mai superato. Le emozioni li tengono svegli la notte, agitati di giorno, e a volte vorrebbero prendere il sopravvento per costringerli a mollare tutto. 

C’è un rapporto costante tra la pausa dal lavoro che diventa sfogo del proprio dolore e il lavoro che diventa distrazione dal proprio dolore. Molti dialoghi sono esplicativi di questo. Parlano di fiamme che possono avvolgere l’intera cucina e inghiottire le proprie preoccupazioni, di sogni che hanno salvato dall’abisso, della disciplina che ha reso più forti, e della difficoltà a lasciarsi andare.

Il tutto è legato dall’amore, dalla famiglia, dalle persone che si scelgono, e dalla possibilità che si dà a loro, che è un po’ come dare una seconda possibilità a se stessi. Alla fine della serie, il dolore per una perdita, per una sconfitta, per un fallimento, che tormenta e crea ansia e panico, non viene ancora risolto del tutto, ma almeno, non viene più nascosto.