La società della stanchezza al Museo Diocesano

La società della stanchezza al Museo Diocesano

28 Maggio 2018

La società della stanchezza è volta all’efficienza e consuma l’uomo privato della sua volontà come se fosse una risorsa. Per Byung-Chun Han, filosofo sudcoreano, egli è succube di questa collettività che lo spinge ad isolarsi poiché sfiancato nel tentativo di superare costantemente se stesso. 

Misurandosi con questo pensiero i tre artisti; Dario Agrimi, Angelo Maisto e Antonio Finelli, lo scorso Aprile hanno partecipato a un grande esperimento che li ha visti isolarsi dal mondo per una settimana, circondati soltanto dai loro strumenti e rinchiusi nei loro pensieri all’interno di un’ala del Museo Diocesano San Matteo di Salerno. Durante il periodo di clausura il loro silenzio è stato spezzato in favore di un dialogo costruttivo dapprima con lo psicologo Dr.Lucio Buonomo successivamente con l’antropologo Dr. Vincenzo Esposito e infine con il Vicario Generale della Diocesi di Salerno Mons. Biagio Napoletano. 

Un allontanamento dal flusso continuo del tempo che è stato un ri-avvicinamento alla società come rete concreta di contatti, un fermarsi a contemplare il presente fuggevole riappropriandosi della parte spirituale della vita che conduce ad un ripensamento del rapporto tra arte e chiesa. Frutto del progetto “Dispositio ex clausione linearum” è un trittico (su tavola di 360 cm x 252 cm), una grande allegoria sull’uomo contemporaneo vittima di questa società. Ogni artista si espresso attraverso il proprio personalissimo stile. 

Dario Agrimi, professore all’Accademia di Bari, artista poliedrico ed eclettico, assimilabile alla corrente dell’arte concettuale, ha realizzato un suo autoritratto in accappatoio dalla posa che ricorda il Ritratto di Luigi XIV di Hyacinthe Rigaud. Agrimi tratteggia la realtà in modo a volte amaro e a volte sarcastico ma sempre riflessivo.   

Angelo Maisto, giovane artista campano, ha fatto rivivere attraverso la sua opera oggetti di uso comune, dando loro una forma antropomorfa (e vagamente vescovile) che non si è limitata a restituire loro dignità ma li ha  innalzati a simulacro della contemporaneità. Le sue “piccole creature”e il suo mondo immaginifico si ispirano all’universo dell’artista olandese Hieronymus Bosch.

Infine il realista Antonio Finelli con il suo “Uomo che si abbandona al vuoto” ha voluto rappresentare un Cristo contemporaneo ed evanescente, consumato nella carne dalle infinite possibilità del “dover essere” e del quale non rimane che il gesto (le mani e i piedi) e la parola (il volto). Il suo stile predilige il bianco e nero ed il corpo come mezzo d’espressione.

In esposizione anche altre opere degli artisti che si fanno veicolo di riscatto attraverso il cambiamento, la volontà di autodeterminarsi e la qualità dell’attimo. La mostra è anche un occasione per i visitatori di avvicinarsi all’arte contemporanea attraverso ad eventi come il Talking book, la presentazione del libro “L’arte contemporanea spiegata a mia nonna” della storica d’arte Alice Zannoni del 26 Maggio.

Sarà ospite dell’evento anche Francesca Lavinia Cicalese, poetessa salernitana, che esporrà la sua raccolta di poesie dal titolo “Tu mi ricordi il mare.” L’esposizione, inaugurata il 19 Maggio e che si chiuderà il 19 Giugno, è stata fortemente sostenuta dal Direttore sac. Dr. Don Luigi Aversa, curata da Marcello Francolini e Fabio Avella dell’ Associazione Collaterart che ha già organizzato nel 2016  la mostra “Linea di Contorno” al Santa Sofia di Salerno. Il grande Trittico allegorico della Società della stanchezza resterà di proprietà del museo e inaugurerà la collezione d’arte contemporanea.

 

Letizia Pizzarelli