Unisa: sospeso il centro counseling

Unisa: sospeso il centro counseling

2 Febbraio 2022

Il servizio offerto dal centro counseling dell’ateneo salernitano è sospeso. Le righe che seguono non informeranno sul perché il centro non sia attivo. Del resto, è lo stesso ateneo a scegliere di non divulgarne le ragioni. Sul sito dell’università, c’è scritto solo questo: le attività del centro counseling sono sospese. Non si sa nè perchè nè fino a quando. Ciò che è noto, al momento, è che il Consiglio degli studenti nella seduta di dicembre ne ha richiesta la riattivazione.

Tutto qui. Poche righe sul sito, nessuna spiegazione, nessun aggiornamento a riguardo, solo il protrarsi della sospensione di un servizio indispensabile. Il centro di ascolto e sostegno psicologico dell’ateneo sembra passare come una attività in eccesso, di quelle che se ci sono piacciono, ma se non ci sono non fa niente. Eppure, non è così: è al pari dell’erogazione di un insegnamento, dell’organizzazione di un appello, delle corse degli autobus, della mensa. Sono servizi essenziali, e un servizio essenziale non può restare sospeso.

Nel 2020 il centro si è organizzato per l’erogazione del servizio a distanza, che veniva offerto solo il lunedì,il  mercoledì e il venerdì dalle 09:00 alle 12:00 e il martedì e il giovedì dalle 15:00 alle 17:30. Poche ore al giorno a fronte di migliaia di studenti e studentesse iscritti/e all’ateneo. Il servizio ha sede nel campus di Baronissi ed è anche questo un punto carente della struttura perché, essendo localizzato in un solo campus, rende difficoltoso l’accesso da parte di coloro che affrontano la quotidianità a Fisciano. Non a caso, una delle istanze studentesche conservatesi nel tempo è proprio la richiesta di creazione di un secondo sportello del centro counseling da localizzare presso il campus di Fisciano.

L’organizzazione logistica e oraria offriva l’idea di un servizio distante da chi frequenta abitualmente l’ateneo. C’è poca consapevolezza della possibilità di beneficiare di un aiuto per affrontare le proprie difficoltà, c’è poca conoscenza del supporto offerto e delle possibilità di andare incontro ad un miglioramento. Le difficoltà a prenotare un appuntamento e a raggiungere il luogo aggiungono distanza a quella che sarebbe dovuta essere una campagna di sensibilizzazione e informazione affinché la classe studentesca tutta fosse informata sull’importanza dello sportello. Non solo questo lavoro non è mai stato fatto, non solo non c’è mai stato neanche un incremento del servizio, ma ora non c’è neanche il livello minimo di erogazione. Non c’è nulla.

La sospensione del centro counseling avviene nello stesso anno in cui si viene a conoscenza dell’eliminazione del bonus psicologo dalla legge di bilancio. La salute mentale non è considerata al pari di quella fisica. Ormai, è evidente.

Eppure, dallo studio condotto da psichiatri, esperti di sanità pubblica, biostatistici dell’Istituto Superiore di Sanità, Università di Genova, Università di Pavia, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, si apprende che oltre il 40% degli italiani ha riportato un peggioramento dei sintomi ansiosi e depressivi durante il lockdown del 2020, con una riduzione della qualità della vita e ripercussioni sul ritmo sonno-veglia; ed è aumentata la percentuale di italiani che assuomono psicofarmaci rispetto al periodo precedente alla pandemia.

Siamo certi che la classe studentesca universitaria non abbia bisogno di qualche aiuto? Che non ci siano studenti/studentesse che combattono con ansia e panico? Che stiano tutti bene e che ce la facciano da soli/e? La risposta è no. Nessuno lo sa. Nessuno può dirlo. La salute mentale costituisce ancora un tabù, per cui non dovremmo dare per scontato di sapere chi attorno a noi, o lontano da noi, stia o meno bene. Un’università che ospita un numero così spropositato di studenti e studentesse deve tendere la mano e rappresentare davvero un luogo salvifico rispetto alla situazione sociale del paese. Se il governo non può o non vuole, l’università, ancora di più, deve. Erogare il servizio, elevarlo ad attività essenziale, lavorare affinché non venga sospeso o limitare al minimo il tempo di sospensione.