Stealthing: la violenza resiliente

Stealthing: la violenza resiliente

25 Novembre 2021

La cultura dello stupro è resiliente. Si adegua perfettamente alla discussione odierna sulla possibilità di cambiare, sulle reazioni positive, sulla capacità di reazione agli eventi negativi, alla realtà che ci distrugge. Quella resilienza disfunzionale, quel termine trafugato dalla psicologia all’ecologia, alla biologia, all’informatica, all’ingegneria, quella capacità di un materiale di assorbire gli urti senza rompersi mai, di un sistema di ritornare allo stadio precedente, ma grazie ad un cambiamento radicale, è una caratteristica tipica della violenza e della cultura dello stupro. Le donne la denunciano, sbattono i piedi per terra, urlano, strepitano, e lei assorbe gli urti, un po’ scricchiola, ma si modifica costantemente. “Sono sempre io, in qualunque modo, io”. Quando nel 2014 cominciarono a diffondersi sui social tutorial su come “fregare” la partner (quasi sempre donna) manomettendo o spesso non indossando il preservativo durante un rapporto sessuale, si incominciava ad accrescere ancora di più la consapevolezza di cosa fosse realmente il consenso, e su come fosse facile eluderlo. 

La pratica appena descritta, lo “Stealthing”, cioè furtivamente, senza essere notati, è tornata nel dibattito pubblico grazie alla legge californiana approvata ad ottobre di quest’anno sulla criminalizzazione dello stealthing. L’atto di manomettere il preservativo o toglierlo era già illegale in Europa, ma nel continente americano, la California rappresenta un unicum. A lottare per il disegno di legge è stata Cristina Garcia, membro dell’Assemblea Statale, spinta dall’articolo giuridico –apripista per la discussione sulla pratica- dell’Avvocata Alexandra Brodsky scritto nel 2017.  Secondo la Brodsky, dopo un lungo lavoro di ricerca ed interviste a svariate survivor, ciò che emerge dalle loro testimonianze è un gigantesco senso di impotenza rispetto alla violazione del proprio corpo, che si esplica in ripercussioni importanti sulla psiche delle vittime a causa della paura di aver contratto malattie sessualmente trasmissibili o di andare incontro a gravidanze . Nella maggior parte dei casi, il partner si è rifiutato di pagare spese mediche post rapporto a rischio, avvertendo spesso l’altra la mattina dopo aver avuto il rapporto. Entrambe le strade portano l’avvocata a definire un rapporto sessuale con contraccettivo manomesso uno stupro in quanto: il contatto diretto con i genitali maschili, e quindi senza protezione, va concordato sempre con la partner; un rapporto sessuale senza prerservativo è e può essere considerato rischioso da entrambe le parti e, di conseguenza, non praticabile. Se non c’è consenso anche nel modo in cui il rapporto sessuale si attua, il rapporto non può essere considerato consenziente.  

Le ragioni dello Stealthing hanno a che fare in toto con il sistema patriarcale e la supremazia sessuale maschile. La pratica è presente in percentuale nettamente maggiori nei rapporti uomo-donna, e le ragioni per cui viene attuata sono legate non soltanto alla possibilità di provare più piacere sessuale (un piacere che, per quanto rischioso, se concordato con la partner può essere ricercato da entrambe le parti), ma alla credenza che questo sia un “diritto maschile naturale”. I commentatori online considerano l’eiaculazione interna come un dovere da parte della donna nei loro confronti, una condizione necessaria, da subire in quanto donna. Tanto necessaria da arrivare, addirittura, ad ottenerla tramite sotterfugi.  

 Il sotterfugio, l’essere un vero e proprio ladro di consenso, è ancora, secondo la Brodsky, non riconosciuto come violenza sessuale dalla legge, o difficile da definire come tale. Lo stealthing non sembra violento, di fatto lo è. Svizzera, Inghilterra, Germania e California si sono espresse sulla tematica rendendo lo stealthing a tutti gli effetti una violenza sessuale e di genere, proprio per le motivazioni intrinseche alla coercizione, e cioè il diritto naturale per l’uomo di provare piacere e, in molti casi, anche di procreare. All’interno di tale discussione, c’è spesso anche una deresponsabilizzazione rispetto all’idea che, alla fecondazione, partecipa anche l’uomo. Lo stealther spesso nega di essere stato lui l’artefice della gravidanza indesiderata, accusando la partner di disattenzione o di praticare il sesso in maniera “facile”. Insomma, al concepimento lui si dichiara sempre assente.  

 In Italia, il dibattito sullo stealthing è aperto soltanto a livello teorico, relativamente alla pratica del consenso e alle discussioni create dal femminismo della terza ondata. Esso è ancora, come il velivolo stealth, celebre aereo da guerra, un dispositivo bellico difficile da individuare dai radar grazie alla sua conformazione che lo rende invisibile. È il nostro radar, quello del consenso, a doversi affinare e a riconoscere sempre, che il sesso debba essere un atto concorde in cui difendere la propria libertà di negazione è fondamentale per contrastare la cultura dello stupro.  

 

Maria Vittoria Santoro

 

Fonti

https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2954726#