Oscar 2020: il nazismo visto dagli occhi di un bambino

Oscar 2020: il nazismo visto dagli occhi di un bambino

29 Gennaio 2020

Jojo rabbit è un film uscito nelle sale nel 2019, scritto, diretto ed interpretato da Taika Waititi. La trasposizione cinematografica è tratta dal romanzo del 2004: “Come semi d’autunno” di Christine Leunens, ed è una commedia nera drammatica sul nazismo.

Questa è la storia del nazismo con le sue relative immagini filtrate dagli occhi di un bambino timido ed insicuro: ovvero “jojo rabbit”,il quale sente fortemente la mancanza del padre, blindato in guerra, e di conseguenza nei momenti bui trova rifugio nel suo amico immaginario, una sorta di versione circense di Adolf Hitler, frutto della piena ammirazione del regime in cui vive, e dell’incolumità che quest’ultimo finge di assicurare ai figli della Germania. L’aspetto che viene esaltato maggiormente è il fanatismo inculcato nei bambini fin dalla tenera età, e venendo a conoscenza di una comunità denominata “Gioventù hitleriana”, nella quale, appunto, si istruiscono i giovani ai pensieri nazisti e alle tecniche di guerra, si può facilmente intuire l’influenza inarrestabile della propaganda nazista, la quale si fa forza delle dicerie e delle vesti stereotipate degli ebrei, e arriva al suo culmine tenendo lontano ogni singolo ebreo dai bambini tedeschi  come se fossero “il cancro del sistema”, reietti della società, da cui è meglio stare lontani. A tal proposito, quando il protagonista del film viene a conoscenza di Elsa, una ragazzina ebrea tenuta nascosta dalla madre in casa sua, jojo minaccia di consegnarla alla Gestapo, convinto di fare la cosa giusta, convinto di fare del bene. Ma è costretto ad accettare la sua presenza dopo che ella gli rammenta che sua madre verrebbe uccisa se divenisse di pubblico dominio il tradimento ai danni del regime.

Jojo ben presto scopre che Elsa ha un fidanzato di nome Nathan che teoricamente reincontrerà a guerra conclusa, e qui i suoi occhi incominciano ad aprirsi affezzionandosi alla ragazza, infatti scrive finte lettere a nome di Nathan e litiga con il suo amico immaginario, il quale insinua che Elsa in realtá gli stia facendo il lavaggio del cervello. I problemi iniziano quando alcuni membri della Gestapo arrivano per una perquisizione di “routine” e scoprono della presenza di Elsa, che si finge Inga, la sorella morta di jojo, riuscendo a sorpresa ad indovinare la sua data di nascita ma è solamente la quiete prima della tempesta; perché poco dopo Elsa realizza che si tratta della data sbagliata e che sarebbero tornati benché Klenzendorf, a capo della “gioventù hitleriana”, li aveva coperti. Quel giorno Jojo scoprì sua madre tra i cittadini impiccati regolarmente nella piazza della città, come oppositrice politica; e anche se al ritorno a casa cerca di pugnalare Elsa, finisce per essere confortato da quest’ultima.

Il film si conclude con l’arrivo della notizia del suicidio di Hitler, in conseguenza della quale Jojo butta giù dalla finestra il suo amico immaginario, intento a volerlo riportare dalla parte del nazismo. Jojo, cosciente dell’arrivo degli Americani, è consapevole che la guerra sia finita ma racconta a Elsa che sia stata la Germania a vincere, per paura che se ne vada via per sempre. Così quest’ultima schiaffeggia Jojo per averle mentito e i due finalmente spensierati ballano in strada; alla fine Jojo rabbit si era innamorato di una ragazza ebrea, paradossalmente. Questo è il reale momento in cui la forza delle chiusure mentali indotte viene meno, per far posto alla realtà, nuda e cruda. Il film è stato di gradimento dalla maggioranza della critica, e si avvale della nomination agli Oscar 2020 per miglior film.

 

Giovanni Avallone