L’Alabama non discute sulla pena di morte

L’Alabama non discute sulla pena di morte

28 Gennaio 2023

La pena di morte è attualmente in vigore in 54 Stati. L’Alabama, che è tra questi, è giunto agli onori di cronaca perché, a causa di alcuni errori verificatisi durante le esecuzioni del 2022, starebbe provando ad adottare nuovi sistemi di esecuzione diversi dall’iniezione letale.

L’esigenza, per lo Stato, nasce dalla manifesta incapacità degli addetti resasi palese nel 2022, esperienza a fronte della quale gli attivisti per i diritti dei detenuti hanno definito l’anno appena conclusosi come “l’anno delle esecuzioni fatte male“.

Alle ore 18:00 del 28 luglio scorso si sarebbe dovuta tenere l’esecuzione di un detenuto, che è stato dichiarato morto soltanto dopo le 21:27. Le tre ore di distanza, e di silenzio da parte dell’istituto penitenziario, hanno insospettito gli attivisti che hanno promosso un’autopsia indipendente. Ciò che è emerso è che “le mani e i polsi (del condannato) sono stati bucati con aghi in ogni posto che si potesse piegare o flettere” e che ciò sia dovuto ad una “grossolana incompetenza” da parte del personale. L’esecuzione del detenuto, Joe Natham James Jr., è durata più di qualsiasi altra iniezione nella storia degli Stati Uniti d’America.

Non si tratta di un caso isolato. Già nel 2018 l’Alabama dovette cancellare l’esecuzione di un detenuto perché il personale non fu in grado di trovare la vena adatta dopo aver tentato già undici volte.

Anziché aprire un dibattito sulla considerazione che lo Stato ha del concetto di pena e di quello che il mondo ha sulla pena di morte, il paese preferisce cambiare strategia ma non l’approccio.

Il tipo di esecuzione ipotizzato dal paese è quello con il gas letale. Piccole celle dovrebbero contenere il detenuto mentre viene diffuso azoto per indurre morte per ipossia, in alternativa: maschere che iniettano direttamente il gas.

La notizia non può che fare ribrezzo. La Shoah ci ha insegnato quanto la crudeltà possa passare inosservata e, a quanto sembra, l’umanità non è ancora del tutto uscita dalle pagine più buie della storia. Che sia con il gas, che sia con un’iniezione letale, che sia in un paese proprio, che sia in un paese straniero, l’uccisione ad opera di uno Stato nei confronti di un singolo umano è sempre crudele. Tutto il lavoro di consapevolezza dei diritti umani e della considerazione della pena con finalità educativa e di reinserimento nella società svolto in Occidente sembra infrangersi nei confronti di un paese (di questo e di tutti gli altri che ancora contemplano la pena di morte) che ancora vuole esercitare il diritto di morte sui suoi cittadini preferendo mettere in pratica nuove tecniche di uccisione anziché tentare strade più pacifiche e costruttive.

“La fornitura di azoto per le esecuzioni non è compatibile con i nostri valori aziendali. Pertanto Airgas non ha fornito e non fornirà azoto o altri gas inerti per indurre l’ipossia ai fini dell’esecuzione di esseri umani”. Lo ha detto un portavoce di Airgas, distributore nazionale di gas. Sperando che a ravvedersi non siano soltanto loro.