27 gennaio: tramandare la memoria

27 gennaio: tramandare la memoria

27 Gennaio 2023

Per definizione il termine memoria vuol dire conservare una traccia e, a seconda dell’importanza data all’evento, questa viene preservata in modo più o meno afferente alla realtà. Fissare nella memoria determinati avvenimenti fa sì che la storia venga narrata, generando cultura, conoscenza e riflessione. Ci sono date, anni, periodi storici che fanno parte della memoria collettiva condivisa da un’intera umanità alla quale basta un singolo stimolo, un’immagine (come un pigiama a righe, una svastica o un cappotto rosso), per far riaffiorare una data che cela dietro di sé indescrivibili e atroci sofferenze, testimonianze di quanto l’odio possa trasformarsi in un’arma di distruzione di massa se praticato senza alcuna coscienza. In questi casi, la memoria funge da monito affinché quella stessa disumanità non si ripeta. La ricorrenza internazionale, celebrata il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell’Olocausto, è la data rappresentativa per eccellenza di quanto l’odio possa diventare efferato, crudele e spietato

Per far sì che il ricordo sia vivo, che si propaghi nel tempo e che sia percepito con consapevolezza e validato, attuare una rivoluzione di senso della Giornata della Memoria è un’operazione necessaria per combattere il graduale distacco della popolazione italiana nei confronti della commemorazione. Questo allontanamento progressivo dal ricordo e dallo studio del fenomeno della Shoah è attribuibile al risultato di esperienze multifattoriali che la cittadinanza italiana sperimenta di anno in anno relazionandosi con cambiamenti geopolitici, sociali e culturali, recepiti in maniere differenti da svariati gruppi di persone. Il primo dato estremamente interessante da considerare è il senso del dovere nei confronti del 27 gennaio. È un fattore determinante per l’osservatorio SWG, il cui direttore e sociologo Riccardo Grassi, in collaborazione con Pagine Ebraiche, ha condotto un’indagine relativa all’evoluzione della percezione della Giornata della Memoria dal 2014 al 2023. Il senso del dovere, l’obbligo nei confronti di un evento commemorativo, è calato in virtù di un aumento di intervistate/i che considera ricordare e formarsi come giusto e necessario. Nonostante il sentimento verso la memoria dell’Olocausto sembra aumentare di anno in anno, si riscontra un evidente calo di coinvolgimento generale verso la giornata. Quel senso del dovere, si è trasformato in una minimizzazione estremamente pericolosa rispetto alla contemporaneità della tematica. L’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori denuncia l’aumento di casi di discriminazione antisemita. L’elettorato recente ne nega la minaccia, in percentuali variabili in ogni fazione politica, ma in crescita per l’elettorato di destra. Le narrazioni rispetto all’antisemitismo continuano a cambiare e una contro narrazione è fondamentale per far sì che la tematica abiti il sentimento popolare e non un approccio così algido e diffidente. Il passato ha bisogno di essere contemporaneo, e lo è se il sentire della cittadinanza è stimolato, se lo scontro con la realtà, la discriminazione e l’intersezionalità che la Giornata della Memoria porta con sé è trattato in una nuova maniera, e che quei continuino a vibrare nel presente affinché si spenga la possibilità che riaccadono. L’esistenza di nuovi centri di detenzione nel nostro paese e nel mondo e l’odio dilagante contro ogni minoranza, dimostrano il bisogno di un impegno maggiore.

L’AI di chat GPT ha risposto alle domande sulla Shoah. Il programma non si è limitato a narrare gli eventi accaduti, ma ha anche parlato del rapporto complicato che l’Italia ha nei confronti di questa giornata provando persino ad ipotizzarne le cause. L’Italia si è liberata da sola dal fascismo e forse questo ha impedito al paese di svolgere un’analisi critica di ciò che è accaduto. Norimberga in Italia non c’è stata, la giustizia non ha fatto il suo corso, non ha processato coloro che hanno avuto un ruolo determinante nella deportazione e nell’antisemitismo. L’Italia non ha la stessa responsabilità della Germania, ma ha comunque delle responsabilità. “In generale, è importante evitare di minimizzare la responsabilità di qualsiasi paese o individuo nel genocidio ebraico e riconoscere che molti paesi e individui hanno avuto ruoli diversi nella Shoah” dice l’intelligenza artificiale. Eppure, è ciò che spesso è avvenuto e avviene, per i motivi più disparati: pregiudizi antisemiti, teorie del complotto, scarsa comprensione della storia, tendenza a negare i fatti per motivi politici o ideologici. Come si chiama questo atteggiamento? Negazionismo storico. Lo dice oggi un’intelligenza artificiale. Lo dicevano ieri, oggi, e speriamo anche domani, i libri di storia.

 

FONTI:
https://www.osservatorioantisemitismo.it/articoli/gli-italiani-e-il-giorno-della-memoria-piu-consapevoli-ma-meno-coinvolti/
https://osservatorioantisemitismo.b-cdn.net/wp-content/uploads/2023/01/Giorno-della-memoria-2023.pdf