La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza…e la Gelmini la sa lunga.

3 Novembre 2010

“Sono moltissimi i motivi per cui esiste la guerra sia organizzata che privata e uno dei principali è che la guerra conviene a qualcuno. Ai produttori di armi, a chi non ha argomenti leciti e pacifici per far valere le proprie ragioni (o i propri tornaconti), a chi ha qualcosa di grosso da nascondere.” scrive Natalino Balasso…e ha ragione.

La Gelmini e La Russa hanno di recente firmato un protocollo che invita attraverso la scuola a imparare l’uso delle armi.

Lo scopo di tutto ciò, dicono loro, non è incitare alla guerra ma a ‘competere in maniera sana, a sopravvivere e a difendersi contro il bullismo’.  Non mi va di stare qui a sindacare sul fatto che sia giusto o meno il metodo adottato dai nostri ministri per insegnare ai bambini a competere in maniera sana e non mi va nemmeno di allarmare i lettori insinuando che indurranno generazioni alla guerra armata e alla violenza. Ma se lo chiedono un pò tutti come mai in un periodo di crisi come questo in cui nelle scuole non ci sono i fogli per fare le fotocopie, gli insegnanti devono comprare i gessetti e le attrezzature necessarie a fare lezione, la carta igienica viene distribuita ‘due o tre strappi alla volta’, le palestre non esistono e se ci sono vengono riutilizzate per costruire aule con pareti di cartongesso…vengano trovati così in fretta i soldi per fornire gli studenti di armi.

E nel frattempo il Ministero che fino a ieri era della PUBBLICA ISTRUZIONE, oggi è diventanto Ministero dell’istruzione. Nelle Università non ricominciano i corsi del nuovo anno accademico. Da noi all’Unisa i professori di Filosofia in consiglio hanno deciso di far slittare l’inizio dell’anno accademico di due settimane. Ma è ancora niente.
Alla Sapienza il senato Accademico sentenzia: ‘Se dalla politica non ci saranno risposte, soprattutto finanziare, avremo una didattica da terzo mondo e una ricerca in dissoluzione. In tali condizioni non saremo in grado di iniziare l’anno accademico 2010-2011’.

La eco dell’Università di Palermo sembra simile: ‘Lo stato di agitazione della docenza e dei ricercatori universitari é conseguenza del dissenso rispetto alla ratio del DdL 1905 (già approvato dal Senato della Repubblica il 29 Luglio 2010) e più in generale rispetto alle politiche economico-finanziarie di dis-investimento e di decurtazione delle risorse umane dell’Università, quali vengono perseguite da anni e il cui progressivo, programmato inasprimento insidia l’esistenza stessa dell‘istituzione’

…e tu da che parte stai?