Korakrit Arunanondchai e l’arte di sospendere il tempo

Korakrit Arunanondchai e l’arte di sospendere il tempo

2 Marzo 2019

La Tailandia, un paradiso terrestre ricco di meraviglie naturali ma anche intriso di spiritualità e cultura. Il periodo di maggior splendore lo visse sotto il regno di Sukhothai (1230-1378) quando assorbì gli elementi delle civiltà con cui venne a contatto comprese quella cinese e quella indiana. Le opere architettoniche più rappresentative sono gli innumerevoli templi  e monasteri  che si trovano disseminati un po’ ovunque nei suoi territori, ma questo paese ha maturato un grande cambiamento solo negli ultimi anni. Una trasformazione che si riflette nella crescente avanguardia di artisti di talento  in disaccordo tra i valori della sua tradizione e la rapida modernizzazione. Ed è per sopperire a questo divario che molti di loro hanno viaggiato acquisendo fama internazionale oltre che nazionale.

Tra questi Korakrit Arunanondchai, nato a Bangkok nel 1986 da dieci anni trasferitosi a New York per iniziare il suo sfaccettato percorso artistico partendo dai video e da Microsoft Point. Dopodiché si è dedicato ad altre forme d’arte tra cui la scultura, la pittura e la performance dando forma alla sua ricerca. Ogni opera corrisponde alla parola di un linguaggio personale in un mondo in cui risiede lo spirito dell’animismo e convivono scienza, tecnologia, storia, filosofia, passato e presente.  

Nei suoi video, Arunanondchai intreccia elementi della cultura pop, inventando storie perse nel tempo e nello spazio che seppur nella loro dimensione onirica ci risultano familiari. Il motivo probabilmente risiede nel fatto che contengono una serie di cliché legati all’immaginario orientale, organizzati però nella prospettiva dell’occidentale che li guarda. Si attua così un dialogo tra due punti di vista differenti attraverso simboli e personaggi già visti.

In uno dei suoi video “Painting with History in a Room Filled with Men with Funny Names 3” l’artista narra l’epilogo di questa ricerca attraverso il suo doppio fittizio, un pittore di tele di jeans (The Denim Painter). Il tema delle tele lo ritroviamo anche in “History Paintings (Poetry Floor)”su cui Korakrit interviene in più tempi. Sotto la prima tela ne sovrappone un’altra stampata che raffigura la stessa nello stato di precedente combustione, come a ribadire la stratificazione del tempo e l’emergere del passato attraverso la distruzione. La percorribilità dell’opera come installazione ci rende parte del processo artistico, l’impressione è quella di percorrere un luogo conosciuto, ma perso nei ricordi, circondati da cartelloni pubblicitari post-apocalittici.

Alcune immagini e due sculture, “Workshop for Peace” (2018), nel loro essere inquietanti e affascinanti assemblamenti, ben esprimono  la preoccupazione profonda che permea le sue opere per quanto riguarda la mutevolezza del mondo materiale e la corsa forsennata dell’evoluzione.

La pratica dell’artista ci appare così ricca e articolata da dare l’idea di un organismo vivo che cresce e muta insieme allo spettatore. Le sue sono opere processuali che richiamano l’espressionismo astratto e si mescolano ai meccanismi dell’arte digitale ma allo stesso tempo rappresentano la tensione tra passato e futuro, espressione della contraddizione del suo paese d’origine. La ricerca di connessioni improvvisate, simili a quelle ricercate nel web, fa della poetica di Korakrit Arunanondchai il manifesto di una generazione che vede e pensa attraverso il filtro digitale. 

La Tailandia sta vivendo un momento di forte occidentalizzazione e Korakrit è solo una parte di un puzzle più complesso che vede gli artisti oscillare tra il rispetto della tradizione e un’arte che diventa il pretesto per mostrare la lotta di  classe, l’identità e l’abuso radicale del potere che continua a pervadere lo stato. La corruzione sembra essere il filo conduttore tra molte opere d’arte. Oltre alle tematiche politiche ad emergere è  anche il ruolo delle donne tailandesi alla luce dei loro ruoli sociali in rapida evoluzione. Ne esce il ritratto di uno stato che sta facendo sentire la propria voce nel progresso, nonostante la distanza tra passato e la tensione verso il futuro risulti ancora incolmabile.

Letizia Pizzarelli