Il valore di Niue, la prima Dark Sky Nation

Il valore di Niue, la prima Dark Sky Nation

22 Giugno 2020

C’è un posto al mondo che incredibilmente è riuscito a mantenere vivo l’ancestrale legame tra il genere umano e la terra, lasciando a quest’ultima la libertà di esprimersi senza alcuna restrizione. Un luogo naturale, selvaggio, dove vivono solo 1.600 persone e la cui capitale ne conta solo 400. Si tratta di un’isola corallina situata a nordest della Nuova Zelanda, tra Tonga e Samoa, bagnata dall’Oceano Pacifico. Il suo nome è Niue.

La sua particolare attenzione ai co-abitanti della terra, gli animali, era emersa l’anno scorso  quando la cronaca internazionale ha conosciuto Trevor, il germano solitario giunto sull’isola e adottato dalle genti del luogo. L’anatra era l’unico esemplare della sua specie. La sua morte aveva scosso tutti, al punto che il Presidente del Parlamento neozelandese aveva espresso le proprie condoglianze agli abitanti dell’isola.

Ora si parla di nuovo di Niue per il riconoscimento di “dark sky nation” conferitole dalla International Dark-Sky Association. Un’organizzazione nata nel 2001 che ha creato un vero e proprio itinerario dei luoghi che sono riusciti a preservare l’ambiente stellare. Nella lista dell’agenzia rientrano il Parco Nazionale del Grand Canyon, il comune di Albanyà, la montagna Pic du Midi de Bigorre, l’isola della Grande Barrier, ma è la prima volta che il titolo viene conferito ad un’intera nazione (Stato in libera associazione con la Nuova Zelanda). Nell’elenco, purtroppo, non compare nessun luogo italiano

Niue ha ottenuto il riconoscimento sostituendo i lampioni pubblici dell’isola e migliorando l’illuminazione domestica. Un’azione utile anche per la riserva marina che comprende il quaranta percento delle acque territoriali e per l’area forestale di Huvalu dove vivono diverse specie di flora e fauna. Quest’ultima è curata dalle famiglie del luogo e non dalle amministrazioni locali come spesso accade per i parchi nazionali.

L’inquinamento luminoso è un tema da affrontare con urgenza. Nel 2017, sulla rivista Science Advances, veniva pubblicato uno studio condotto da un’équipe di scienziati del Leibniz-Institute of Freshwater Ecology and Inland Fisheries e di altri enti di ricerca che, basato su immagini satellitari, riusciva a constatare l’aumento negli ultimi anni dell’illuminazione artificiale notturna. Franz Holker, uno degli autori del lavoro, ha dichiarato: “Siamo convinti che la luce artificiale sia un inquinante ambientale che ha profonde implicazioni ecologiche ed evolutive per molti organismi, dai batteri ai mammiferi, esseri umani compresi. L’aumento dell’inquinamento luminoso potrebbe modificare per sempre interi ecosistemi”. Anche gli esseri umani potrebbero risentire di questo:  diversi studi hanno mostrato gli effetti dannosi su ritmi circadiani, sonno, umore, soglia dell’attenzione, funzioni cognitive.

Combattere l’inquinamento luminoso farebbe bene a tutti. Riscoprire il legame con le terre, con i suoi frutti e i suoi abitanti, sarebbe ancora meglio. Ci permetterebbe di acquisire quella coscienza che evidentemente ancora ci manca. Niue non va solo vista come un’isola dove soggiornare durante le vacanze estive. È un patrimonio del pianeta prima di tutto per i valori conservati e l’attenzione alla natura. Sentirsi né proprietari né ospiti dei luoghi, ma co-abitanti, co-beneficiari e co-responsabili. Un cielo stellato sopra di sé – uno sfondo nero con tante piccole luci che insieme si uniscono sollecitando l’immagine e l’ammirazione di chiunque – è solo una delle tante meraviglie che la natura è in grado di offrirci