17 novembre: perché si sciopera?

17 novembre: perché si sciopera?

17 Novembre 2023

Oggi, venerdì 17 novembre, lo sciopero nazionale indetto dal sindacato FLC CGIL, insieme alle confederazioni Cgil e Uil, riguarda tutti i settori relativi a scuola, università, ricerca, AFAM, formazione professionale e scuola non statale, trasporti, pubblica amministrazione. Otto ore in cui, nelle piazze più importanti d’Italia, si protesta insieme a studentesse e studenti, contro i tagli in bilancio previsti nel 2024, mancati finanziamenti alla ricerca, politiche di merito, privatizzazione della formazione per la conoscenza. Otto ore a cui avrebbero dovuto accedere anche lavoratrici e lavoratori del settore trasporti, ma la loro mobilitazione alle 13:00 chiude i battenti.

A bloccare la protesta, è una precettazione firmata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il 14 novembre, appoggiata dalla Commissione di Garanzia, l’organo addetto al controllo su modalità e tempi con cui gli scioperi vengono convocati. Il conflitto tra sindacati, Ministero e Commissione ha condotto ad un adeguamento, da parte di Cgil e Uil – sindacati legati a lavoro e trasporti – nell’accettare la precettazione con acrimonia e con preoccupazione per il futuro. Le motivazioni fornite dalla Commissione di Garanzia, sono più legate ad un’interpretazione che al rispetto delle norme che garantiscono lo svolgimento dello sciopero.

Secondo la Presidente dell’organo Paola Bellocchi, la riduzione dell’orario di sospensione dei servizi a cui il settore trasporti avrebbe aderito sarebbe giustificata da alcune contraddizioni relative alle proclamazioni dello sciopero stesso. Questo è, infatti, per la commissione, uno sciopero non generale, perché proclamato per la maggioranza delle categorie a livello regionale, ma non a livello nazionale e che prevede quindi una durata minore dell’interruzione dei servizi per quel determinato settore. La durezza con cui FLC CGIL si è opposta alle richieste avanzate – nonostante avesse già accettato di ritirare l’indizione dello sciopero per due categorie, settore aereo e igiene ambientale – ha portato alla firma della precettazione e ad un’escalation di dichiarazioni da parte della rappresentanza politica rispetto alle motivazioni dello sciopero.

Per la Confederazione Generale Italiana del Lavoro, lo sciopero indetto è necessario per le mancate risposte all’emergenza salariale, alla precarietà, ad una riforma fiscale che tassa salari e pensioni più dei profitti, incentivazione dell’evasione fiscale, niente salute e sicurezza, morti sul lavoro, taglio di investimenti pubblici sulle infrastrutture, mezzogiorno dimenticato, aumento dei salari, futuro dei/lle giovani. Per Matteo Salvini invece, il settore trasporti sciopera il venerdì per godere di un weekend più lungo. Lo smantellamento dell’indizione di sciopero sembra sostenersi su fondamenta concettuali pretestuose. Una precettazione – l’imposizione forzata del termine di uno sciopero – è un provvedimento amministrativo adottato raramente e in casi straordinari, soltanto nel momento in cui – come da legge n.146 del 1990 e modificata dalla legge n.183 del 2000 – “sussista il fondato pericolo di un pregiudizio grave ed imminente ai diritti della persona (…) che potrebbe essere cagionato dall’interruzione o dalla alterazione del funzionamento dei servizi pubblici (…)”. L’utenza che non gode dell’interruzione dei servizi a causa di una comunità che sciopera può ritenersi non tutelata soltanto se la mancanza di persone addette a svolgere determinate mansioni compromette del tutto l’esercizio di un diritto.

L’astensione, inevitabilmente, crea un disagio. Si tratta di un requisito fondamentale per la riuscita di uno sciopero: evidenziare la propria assenza nei luoghi in cui le strutture sociali opprimono gli individui e rivendicare la propria presenza in quegli spazi pubblici dove non si è previsti. È ciò che rende tale la protesta: creare una collettività che si mostra per determinare un cambiamento. Bloccare l’avanzata di quella comunità, equivale ad invisibilizzarla. Se non la si percepisce, forse non c’è. Non ha corpo, né parole. Quella chiamata “astensione”, è una carenza che diventa partecipazione e occupazione di uno spazio non prestabilito. La commissione di garanzia, che dovrebbe mediare e soprattutto mettere sempre in primo piano gli accordi tra i sindacati, interpretando la convocazione dello sciopero del 17 novembre come un precedente per promuovere l’assenteismo senza soluzione di continuità da parte di uno specifico settore, non tutela in nessun modo il diritto di sciopero.

Un ultimo accenno è d’obbligo a chi fruisce del servizio trasporti, in particolare la comunità studentesca universitaria e della scuola dell’obbligo, che le carenze strutturali denunciate da chi lavora con i mezzi pubblici, le subisce sin dall’inizio del proprio percorso di formazione. La mancata presenza di personale che non tutelerebbe l’utenza per quattro ore pomeridiane risulta meno incidente sulla vita di studentesse e studenti di quanto possano esserlo la carenza di personale, la carenza di mezzi adeguati, la carenza di corse, la carenza di fondi stanziati per rendere economicamente accessibile l’utilizzo dei mezzi pubblici. Tutte istanze che dovrebbero impensierire maggiormente il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti rispetto alla volontà di annullare uno sciopero generale.

 

LEGGI ANCHE 17 novembre: perché i docenti scioperano?