Robert Doisneau: il pescatore d’immagini

Robert Doisneau: il pescatore d’immagini

3 Marzo 2018

Robert Doisneau si è sempre definito un “pescatore d’immagini”, cresciuto nelle strade dei sobborghi francesi amava osservare da un punto di vista privilegiato la vita che si dispiegava avanti ai suoi occhi.

 “Vi spiego come mi prende la voglia di fare una fotografia. Spesso è la continuazione di un sogno. Mi sveglio un mattino con una straordinaria voglia di vedere, di vivere. Allora devo andare. Ma non troppo lontano, perché se si lascia passare del tempo l’entusiasmo, il bisogno, la voglia di fare svaniscono. Non credo che si possa vedere intensamente più di due ore al giorno”.

Quello che voleva catturare nella sua rete erano i piccoli attimi di felicità prima che scomparissero. Così  è diventato il fotografo che ha colto lo spirito della nazione francese, intrappolando per l’eternità il fascino, i  miti e le icone della Parigi del ‘900.

I suoi scatti in bianco e nero raffigurano la spontaneità dei bambini mentre giocano nei sobborghi, con balocchi semplici, o distrattamente si volgono alla finestra durante le interminabili ore scolastiche. Oppure scene ironiche, vecchie coppie, gelosie, piccole invidie, oggetti ed eventi inusuali, come in cane a rotelle che sgambetta indipendente dal suo padrone grazie a quel meccanismo che sembra quasi un gioco.  E ancora i bistrot, i clochard, le antiche professioni; quella dei mercati di Les Halles, dei caffè esistenzialisti di Saint Germain des Prés, dove si incontrano intellettuali, artisti, musicisti, attori, poeti. Una Parigi abitata da donne, uomini, bambini, innamorati, animali, narrati da un punto di vista intimo, quotidiano.

Perché racconta storie Doisneau, come il retroscena della Resistenza alla quale ha partecipato abbandonando i precedenti lavori come fotografo industriale e pubblicitario o l’identità sfaccettata di un’artista bambino, Picasso, con cui nascono una serie di scatti scherzosi, Robert sempre dietro la macchina fotografica e l’artista attore, creativo, che dipinge nuovi scenari sentendosi libero di esprimersi senza pudore.

Ma la fotografia  più famosa è quella di una coppia di ragazzi che si bacia davanti al municipio di Parigi (Le Baiser de l’Hôtel de Ville), intorno a loro poche persone che camminano distratte. Uno scatto che non nasce per caso. Infatti è la prima volta che Doisneau  chiede a due giovani di posare per lui in occasione di un servizio fotografico per la rivista Life. Ammetterà poi che non ama fotografare gli innamorati intenti nelle loro effusioni, per questo ha preferito catturarne il romanticismo in una riproduzione che ci appare simile alla scena di un film. Le sue istantanee preferite però rimangono i momenti di vita spontanei e surreali. Non a caso insieme a Henry Cartier-Bresson è considerato uno dei padri fondatori del fotogiornalismo di strada, nonché uno degli esponenti di punta della corrente umanista della fotografia francese. La capacità di rendere eterno l’inusuale del quotidiano e il profondo sentimento umano che impregna le sue diapositive fanno si che lo spettatore viva l’esperienza di un viaggio, non come turista, ma come parte di quel popolo di cui si è fatto espressione.

 

Letizia Pizzarelli