Referendum Cannabis: il quesito

Referendum Cannabis: il quesito

21 Settembre 2021

Organizzare un referendum relativo all’uso personale della cannabis: è l’obiettivo che si è prefissato il comitato referendario formato da Associazione Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione, +Europa, Possibile e Radicali italiani. La finalità è quella di porre il paese di fronte alla possibilità di depenalizzare e legalizzare l’uso della cannabis.

Il referendum ha lo scopo di intervenire sul d.P.R. 309/1990 – Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, in particolare sull’art. 73 comma 1 e comma 4, e sull’art. 75. 

L’attuale comma 1 dell’art. 73 recita:
Chiunque, senza l’autorizzazione di cui all’articolo 17, coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo sostanze stupefacenti o psicotrope di cui alla tabella I prevista dall’articolo 14, è punito con la reclusione da sei a venti anni e con la multa da euro 26.000 a euro 260.000 (qui il testo completo dell’articolo).

Attraverso il referendum si intende chiedere l’eliminazione del termine “coltiva” dal testo del comma.

L’attuale comma 4 dell’art. 73 recita:
Se taluno dei fatti previsti dai commi 1, 2 e 3 riguarda sostanze stupefacenti o psicotrope di cui alle tabelle II e IV previste dall’articolo 14, si applicano la reclusione da due a sei anni e la multa da lire dieci milioni a lire centocinquanta milioni (qui il testo completo dell’articolo).

Attraverso il referendum si intende chiedere l’eliminazione dell’espressione “da due a sei anni e”.

L’attuale art.75 recita:
Chiunque, per farne uso personale, illecitamente importa, esporta, acquista, riceve a qualsiasi titolo o comunque detiene sostanze stupefacenti o psicotrope è sottoposto, per un periodo da due mesi a un anno, se si tratta di sostanze stupefacenti o psicotrope comprese nelle tabelle I e III previste dall’articolo 14, e per un periodo da uno a tre mesi, se si tratta di sostanze stupefacenti o psicotrope comprese nelle tabelle II e IV previste dallo stesso articolo, a una o più delle seguenti sanzioni amministrative: a)sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni. (qui il testo completo dell’articolo).

Attraverso il referendum si intende chiedere l’eliminazione della lettera a)sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni”.

Secondo l’Istat i consumatori di cannabis in Italia sono oltre sei milioni. Il mercato delle sostanze stupefacenti si aggira intorno ai 16,2 miliardi di euro, di cui circa il 39% attribuibile al consumo dei derivati della cannabis. Secondo uno studio del professore Marco Rossi dell’Università Sapienza di Roma, la legalizzazione potrebbe far fatturare circa sette miliardi di euro all’anno, che andrebbero nelle casse dello Stato e che consentirebbero di creare 35 mila nuovi posti di lavoro. Questo mercato è oggi gestito dalla mafia ed è attorno a questo aspetto che ruota il motivo portante per cui in tanti, anche non consumatori di cannabis, sono a favore del referendum. Depenalizzare significa alleggerire il sistema di giustizia (siamo certi che la prigione sia il modo adeguato di gestire la tossicodipendenza?), togliere spazio e potere alla criminalità organizzata e infine avviare un dialogo costruttivo verso un uso consapevole della sostanza che, come è noto, è impiegata anche a scopo terapeutico nel campo medico. Gli effetti del referendum sarebbero quelli di depenalizzare il reato di coltivazione, eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis con eccezione del traffico illecito ed eliminare la sanzione che prevede la sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa. Quest’ultimo punto intende intervenire su una norma che consente la sospensione della patente di guida (documento estremamente indispensabile per la vita lavorativa) verso chiunque si trovi in possesso di cannabis anche se non se ne stava facendo uso o non vi si trovava in auto. La guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti resta sanzionabile ai sensi dell’art. 187 del Codice della Strada punibile con ammenda da 1.500 a 6.000 euro e l’arresto da sei mesi ad un anno. È inoltre utile chiarire che depenalizzando l’attività di coltivazione non si legalizzano automaticamente tutte le droghe in quanto le attività di produzione, fabbricazione, detenzione illecita rimangono perseguibili. Quasi tutte le sostanze stupefacenti richiedono passaggi successivi affinché possano essere consumate e tutto questo continua ad essere punibile secondo l’art.73.

Il quesito referendario tenta di aprire uno spiraglio di depenalizzazione soltanto verso la cannabis, con lo scopo di mettere in discussione il proibizionismo e provare un nuovo metodo di approccio al tema.