Narrazione di un trasloco

Narrazione di un trasloco

18 Febbraio 2021

È inutile negare quanto l’emergenza sanitaria che si è protratta per quasi l’intero 2020 abbia inciso sulla vita di ognuno di noi. Certo, c’è chi è stato colpito in modo più profondo e chi meno, ma tutti siamo stati costretti a fare i conti con qualcosa che, solo poco tempo fa, ci sarebbe sembrato surreale.

Non è stato facile sostituire il caffè post-lezione con i messaggi su WhatsApp o essere esaminati da remoto con la paura che la connessione potesse vacillare. Si è cercato un modo per reinventarsi, per portare sui social quelle abitudini che erano diventate una costante quotidianità o, almeno, è ciò che hanno provato a fare le associazioni dell’ateneo di Salerno.

Chi ha avuto modo di frequentare assiduamente o anche solo per una passeggiata i corridoi dell’università avrà avuto modo di notare gli spazi adibiti a sedi associative con tanto di striscioni o foto appese e mai lasciati vuoti, in qualsiasi momento della giornata c’era la certezza di trovare qualcuno all’interno. Luoghi di aggregazione assegnati dall’università e a cui i membri delle diverse associazioni hanno dato vita, facendoli diventare un po’ una seconda casa. Quelle stesse stanze che associazioni come  “Linguisticamente” e “Alf – Associazione Studenti DISPC” si sono visti costretti a restituire, consegnando le chiavi al legittimo proprietario.

Tutto è iniziato con dei commenti lasciati da Angelo Pisano, membro dell’Ufficio Patrimonio e Manutenzione Edilizia, sotto i post delle due associazioni nei quali chiedeva di essere contattato urgentemente da queste ultime tramite mail. Un approccio talmente atipico da sembrare quasi uno scherzo.

Dopo aver ceduto alla richiesta di Angelo Pisano, i presidenti Giuseppe Rescigno di Linguisticamente e Gabriella Gaeta di Alf hanno realizzato che la questione fosse più seria di quello che credevano. L’esigenza di mettersi in contatto con le due associazioni nasceva dalla necessità da parte dell’università di dover adibire le sedi a loro assegnate nei cosiddetti “locali Covid”. Con la didattica mista introdotta dall’ateneo durante la Fase 3 che annunciava un’effettiva riapertura del Campus, il personale ha dovuto riassegnare degli spazi per creare dei covid center, cioè delle stanze non troppo grandi nelle quali poter isolare un soggetto che all’interno del campus manifestasse dei sintomi attribuibili al Covid-19. Così per gli edifici C e D, l’università ha deciso di destinare come Covid Center i gabbiotti appartenenti rispettivamente all’associazione Alf e Linguisticamente.

Una richiesta inaspettata che queste ultime hanno provato ad evitare facendo presente al personale tecnico-amministrativo la presenza all’interno degli stessi edifici di altri spazi, come l’info desk del corso di laurea in Economia, già vuoti che sarebbero potuti diventare dei locali covid, mail a cui non hanno ricevuto alcuna risposta. Rassegnarsi e sgomberare le sedi era l’unica strada percorribile. Inizialmente il tempo concesso alle due associazioni che il 16 ottobre si sono messe in contatto con il tecnico Angelo Pisano era di solo tre giorni, le sedi dovevano essere svuotate entro il 19 dello stesso mese. Una tempistica ristretta, considerato anche il fatto che la richiesta fosse arrivata nel fine settimane, a cui i presidenti delle associazioni hanno chiesto una proroga concessa fino al 22 ottobre. In meno di una settimana, i membri di Alf e Linguisticamente si sono recati nelle loro sedi e, armati di scatoloni aiutati anche dal personale d’ateneo, hanno riposto con un velo di nostalgia tutto ciò che avevano creato tra quelle mura. Non un compito facile soprattutto per chi era solito trascorrere più tempo in sede che nella propria casa, ma che hanno affrontato con la consapevolezza che il lavoro associativo sarebbe continuato comunque soprattutto grazie alle pagine presenti sui relativi social come Instagram e Facebook e con la speranza che in futuro quegli spazi torneranno più popolati di prima.

Annaclaudia D’Errico

Articolo tratto dal bollettino informativo ARROCCHI ARTIFICIALI