20 Maggio 2024
Davide Adinolfi ha preso parte all’incontro elettorale del 14-15 maggio candidandosi al Consiglio Didattico di Lingue e Letterature Straniere e al Consiglio degli Studenti del DIPSUM. Lo abbiamo incontrato per chiedergli delucidazioni sulle istanze di cui si è fatto portavoce.
Fronte della Gioventù Comunista ha scelto di partecipare alle elezioni studentesche del 14-15 maggio candidandosi agli organi apicali Nucleo di Valutazione, Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione. Perché scegliete, in quanto studenti/studentesse, di partecipare alle elezioni studentesche attraverso questo simbolo? Perché scegliete di concorrere da soli, senza aderire a nessuna coalizione?
L’università, così come la scuola, subisce numerosi tagli, che portano ad una serie di complicazioni che sottraggono a quello che è il lavoro emancipatorio, ma anche all’istruzione stessa. Questa crisi sta portando ad una vera e propria lotta tra università di serie A e università di serie B, università con più e meno fondi, addirittura dipartimenti di serie A e di serie B, provocando la chiusura di alcuni di essi. Pensiamo sia fondamentale ridare voce a quella che è la lotta studentesca, per una politica fatta di contestazione e di lotta vera e propria.
Ritenete che la presenza di una posizione più ideologica e meno partitica, rispetto alle altre associazioni studentesche che sono di fatto svincolate dalla politica sul territorio locale e nazionale, possa favorire la formazione di istanze studentesche?
Il nostro obiettivo è proprio questo: ci proponiamo per le cariche citate prima proprio perché rileviamo problemi relativi ai trasporti, alla trasparenza all’interno degli organi, riteniamo sia illegale non pubblicare i verbali delle sedute accademiche, una mancanza perpetrata dalle governance universitarie ma anche dalle associazioni. Il piano tasse si basa sulla No Tax Area, dalla quale sono esclusi gli studenti fuori corso, non sappiamo ancora se quest’anno ci sia la possibilità di una reintroduzione di Unisa premia il merito, senza contare gli aumenti dei costi della mensa e di tutti i servizi universitari. Il nostro scopo, come organizzazione nazionale, è cambiare questa rotta.
FGC – Salerno ha recentemente organizzato un presidio in Ateneo per esprimere la propria solidarietà per la Palestina. Quale posizione, secondo voi, l’Università dovrebbe assumere su questo? Ritenete che scindere gli accordi con l’azienda Leonardo o con le istituzioni israeliane favorisca la questione palestinese?
È sicuramente assurdo che con l’escalation che sta avvenendo in Palestina non ci sia stata nessuna dichiarazione, anche di semplice solidarietà, da parte del Rettore. Noi riteniamo sia necessario e fondamentale rompere tutti gli accordi con enti imperialisti come la Nato, ma anche con imprese belliche come la Leonardo, in riferimento all’Università di Salerno, e soprattutto crediamo siano fondamentali le dimissioni del nostro Rettore dalla Med Or, un ente che gestisce le relazioni tra università e le imprese belliche della Leonardo. L’Università degli Studi di Salerno non rappresenta un caso isolato, si tratta di una tendenza di tutti gli atenei, finiti con l’autonomia universitaria nel mirino delle imprese, anche belliche, che favoriscono il genocidio palestinese per i propri interessi. Lo sfruttamento da parte di queste degli strumenti tecnici e delle risorse umane interne alle università ci rende complici di queste atrocità.
Nell’incipit del vostro programma elettorale denunciate la sempre più polarizzazione tra università di serie A e università di serie B. Cosa intendete nello specifico? Ritenete che non vi sia un valore egualitario interno alle università, e tra le università stesse?
Questa tendenza di cui noi parliamo, sia per le scuole che per le università, nasce con le varie autonomie: questo porta ad avere competizioni tra atenei e non solo, anche tra dipartimenti, in particolar modo tra dipartimenti umanistici e scientifici. Noi crediamo che tale conflitto non debba esistere, ogni studente deve avere pari diritti e un’istruzione indipendentemente dal proprio indirizzo di studi, il nostro impegno è quello di batterci in modo che questa differenziazione non avvenga.
Nell’incipit del vostro programma elettorale, siete molto critici nei confronti della rappresentanza individuando un modello della stessa che definite essere sottomissivo rispetto alla volontà della dirigenza. Cosa intendete nello specifico?
Possiamo notare, già osservando il clima di Fisciano, come la maggior parte delle associazioni annullino il proprio carattere di contrasto e di lotta in favore di accordi politici, con vere e proprie opere di pompieraggio. È un fenomeno che possiamo notare benissimo analizzando la gestione di alcune problematiche, un esempio potrebbe essere il tema dei trasporti. Esiste un tavolo di coordinamento, ma sembra servire soltanto a ricordare ogni giorno che i trasporti non stanno funzionando. Non viene attuato nulla in questo contesto, nonostante ci siano state azioni spontanee che hanno portato a maggiori risultati. Nell’ottobre del 2022, una serie di studenti rimasti a piedi hanno portato avanti una sorta di occupazione temporanea, raggiungendo un, seppur piccolo, risultato. Le associazioni hanno invece un carattere sottomissivo, annullano il proprio carattere di lotta in favore delle alleanze politiche e dei favoritismi. Sembra che il rappresentante non sia più un portavoce delle lotte degli studenti, ma un portavoce degli interessi del Rettore.
Nel vostro programma elettorale scrivete che l’università “schiaccia ogni forma di contestazione politica da parte degli studenti, creando un clima di totale rassegnazione da parte degli studenti per il loro destino”. A cosa, nello specifico, fate riferimento? Quanto dibattito credete vi sia in università? Se poco, in che modo si potrebbe incrementare?
Provando a partire da una visione più generale del territorio italiano, abbiamo visto come gli studenti che portano avanti occupazioni o semplici proteste per la Palestina siano repressi con violenza e manganellate, cariche e denunce. Questo a Salerno non è ancora avvenuto, perché effettivamente lotte di grande portata non sono ancora nate, ma possiamo notare come, per assemblee pubbliche interne all’Ateneo, sia stata presente la Digos, e per legge non dovrebbe essere presente nel Campus. La richiesta di manifestazione in piazza va richiesta alla Digos solamente quando si trova in un ambiente universitario. L’università è casa nostra, casa degli studenti e di tutti gli organi che ne fanno parte. Si tratta di un attacco ai nostri diritti, alla possibilità di creare un’aggregazione e una lotta maggiore. Tutto questo potrebbe essere favorito tramite assemblee e incontri pubblici. È un processo abbastanza lungo, se tutte le associazioni mettessero in campo il proprio impegno potrebbe avvenire più velocemente.
Nel vostro programma elettorale affermate l’assenza dell’Università dal contesto urbano. Cosa proponete per rendere l’istituzione accademica partecipe dello spazio cittadino?
Si è pensato di costruire un ateneo di così grande portata senza pensare ad un modo per collegarlo alle città. Sappiamo benissimo quanto siano insufficienti i mezzi di trasporto, non idonei al servizio extra-urbano, di capienza inferiore rispetto alla mole di studenti, privi di disponibilità per il trasporto delle persone disabili. Questa problematica limita l’utilizzo di molti servizi, la biblioteca chiude alle 18:15, prima della fine delle lezioni, è inaccessibile nel fine settimana. Gli studenti che non hanno trovato posto nelle residenze (metà di esse tra l’altro sono chiuse), si appoggiano a strutture private esterne al campus, senza poter usufruire di servizi come mensa, biblioteche, palestre, strutture ben pubblicizzate dal Rettore, ma inutilizzabili da una parte della classe studentesca.
Nel vostro programma elettorale denunciate l’inaccessibilità dei Campus per via della carenza dei mezzi di trasporto e della presenza di barriere architettoniche. Come pensate di eliminare le barriere architettoniche? Proponete l’istituzione di un Tavolo tecnico di coordinamento della mobilità. In che modo questo Tavolo si distingue dai tavoli tecnici e dai protocolli d’intesa utilizzati dall’Ateneo?
Immaginiamo un tavolo tecnico attivo, con delle vere e proprie parole d’ordine: in particolare, proponiamo una sostituzione di tutti quei mezzi non idonei, non a norma per viaggiare in autostrada, non rispettosi della capienza effettiva, e proponiamo un rinforzo adeguato al flusso di cittadini e studenti che arrivano ogni giorno al Campus. Per le barriere architettoniche, sono necessari investimenti che eliminano ogni tipo di inaccessibilità, prevedendo l’installazione di ascensori e l’adeguamento di tutte quelle situazioni che ostacolano questo diritto.
Denunciate la presenza di un modello di aziendalizzazione delle università. A cosa nello specifico fate riferimento? Quali sono i danni che questo modello comporta sull’università? In che modo secondo voi si può intervenire?
Questo processo si è ampliato al seguito dell’autonomia universitaria, portando ad una serie di conseguenze problematiche per gli studenti. Per quanto riguarda i tirocini, la classe studentesca si ritrova in balia di imprese private in attività poco attinenti con il proprio percorso di studi. Alcuni colleghi di Scienze Infermieristiche svolgono 12 ore di tirocinio al giorno senza alcuna retribuzione. Riteniamo assurdo che si normalizzi anche all’interno della vita universitaria – e prima scolastica, con l’alternanza scuola-lavoro – una realtà di precarietà priva di retribuzione. Pensiamo sia fondamentale, per la questione tirocinio, richiedere un compenso, adeguare le ore al carico di studio, renderlo coerente con il corso di laurea scelto. La presenza dei privati possiamo notarla anche con la mensa e i servizi di ristorazione, gestiti da privati e portati avanti da lavoratori spesso precari. Noi vogliamo che l’università riporti a sé questi elementi, facendo sì che non ci siano persone sottopagate e che i prezzi effettivamente non fluttuino e siano accessibili a tutti gli studenti.
In che modo i tirocini universitari subiscono i danni della privatizzazione all’interno del contesto accademico? Come immaginate debba essere regolamentata la retribuzione delle attività di tirocinio? In che modo le attività formative professionalizzanti relative al corso di laurea in medicina costituiscono un impedimento alla formazione della nuova classe medica?
I tirocini normalizzano una condizione di precarietà: vediamo studenti in balia di aziende, attività incoerenti con il proprio corso di laurea, mancata retribuzione. Riteniamo che l’Università debba riprendere in mano questa situazione, richiedendo una corretta retribuzione alle imprese che gestiscono i tirocini, con orari umani e adatti al carico di studio dello studente. Per quanto riguarda le AFP, queste dovrebbero fornire un’esperienza adeguata a studenti che potenzialmente in futuro salveranno vite. Molto spesso diventano semplici lezioni svolte in aula a causa della carenza di personale. L’Università, per ovviare al problema, pubblicizza corsi privati a pagamento anche insieme ad alcune associazioni, provocando un’ulteriore differenziazione tra chi può e chi non può permettersi il corso. Chiediamo che l’università non pubblicizzi corsi privati insieme ad associazioni e che le attività degli AFP non siano più propedeutici, ma indipendenti rispetto agli esami.
Denunciate la presenza di spazi poco adatti a contenere la mole della comunità studentesca, in favore della costruzione di nuove sedi esterne al Campus (ad esempio nella città di Avellino), soprattutto agevolando i corsi scientifici. Come credete possa essere decostruito questo sistema e in che modo i corsi di laurea umanistici vengono considerati meno profittevoli dall’Università degli studi di Salerno?
Sicuramente c’è bisogno di una rivalutazione degli spazi, valutando anche il flusso degli studenti in base agli orari, vi sono diverse aule, ex segreterie, ad oggi completamente abbandonate, delle vere e proprie stanze vuote inutilizzate all’interno del Campus. Per quanto riguarda gli spazi aggregativi, abbiamo una serie di gabbiotti abbandonati. La stessa sede adibita alla distribuzione delle borracce è solitamente inaccessibile, basterebbe aprirla ed usarla come nuovo spazio di socializzazione.
In relazione all’idea di un’università più accessibile/libera, qual è la vostra opinione sul numero chiuso/aperto dei singoli corsi di laurea? Spesso si è dato motivo di questo alla carenza di infrastrutture.
In diverse occasioni ci siamo battuti contro il numero chiuso, ad esempio a Medicina. Pensiamo sia una limitazione sia per quanto riguarda il diritto allo studio, sia per l’accesso al mondo del lavoro. In diversi settori abbiamo una grande carenza di personale, quindi il numero chiuso limita la possibilità di essere parte del mondo accademico e poi di inserirsi nel mondo del lavoro.
Criticate l’attuale sistema economico e di tassazione delle università pubbliche. Quali criticità, nello specifico, avete riscontrato? quali modifiche apportereste?
Noi condanniamo questo sistema economico. Riteniamo che la No Tax Area sia un semplice tappabuchi. Unisa premia il merito ha creato negli anni precedenti una differenziazione tra gli studenti che, se non fossero entrati nei criteri di merito, non avrebbero potuto accedere agli aiuti preposti. Gli studenti fuori corso non possono accedere alla No Tax Area, un discrimine assurdo. Non troviamo giustificato il fatto che uno studente divenuto fuori corso per difficoltà personali, oppure lavoratore, o precario, impossibilitato a presentare un contratto in regola all’Università, debba essere svantaggiato. Noi riteniamo sia necessario abbandonare tutti i criteri meritocratici e questo sistema economico di tassazione, in vista di un’università pubblica, accessibile a tutti, richiedendo una riduzione delle tasse fino ad arrivare ad una vera e propria eliminazione di esse.
È previsto per l’anno 2025 il rinnovo della carica di Rettore ad Unisa. I rappresentanti eletti nei vari Consigli didattici potranno partecipare al voto. Sei candidato al Consiglio Didattico di Lingue e Letterature Straniere. Quale criterio adotterete per esercitare al meglio il vostro diritto di voto? Proverete a coinvolgere la classe studentesca?
I rappresentanti devono essere portavoce delle lotte e del fermento. Quindi sì, qualora fossimo eletti coinvolgeremo la classe studentesca. Considerata la situazione odierna, dove l’università è sempre più aziendalizzata e vicina ad imprese belliche, bisognerà sicuramente pensare ad un Rettore che non sia vicino all’idea di competizione, anche tra Campus italiani, ma ad una vera e propria istruzione pubblica garantita a tutti gli studenti, anche quelli in difficoltà economica.
Alla luce delle considerazioni fatte fino ad ora, vuoi aggiungere qualcos’altro?
Penso sia necessario invertire questa tendenza che ha l’università di investire nel potenziamento delle forze dell’ordine e potenziare lo sportello psicologico. Sono state spese parole molto positive, ma il servizio offerto non è sufficiente per il numero di studenti che attraversa il Campus ogni giorno. Un’altra questione che mi preme ricordare è la condizione degli studentati. Molti di essi sono chiusi, sarebbe necessario ristrutturare tutte le strutture in cattive condizioni.