15 Maggio 2024
Antonio Trezza è candidato al Senato Accademico per il Polo Umanistico con Link – Fisciano. Lo abbiamo incontrato per chiedergli delucidazioni in merito alle istanze che, in quanto candidato, intende perseguire.
Link Fisciano ha partecipato negli ultimi tre anni alla coalizione di Studenti Unisa per poi lasciarla poco prima delle elezioni. Quali sono le motivazioni di questa scelta?
Negli scorsi tre anni abbiamo provato a portare avanti un lavoro all’interno della coalizione Studenti Unisa, che è quello di provare a portare dei tempi politici insieme a delle associazioni che non fanno della politica il proprio bisogno quotidiano, a differenza di Link Fisciano, un sindacato studentesco che affronta le questioni universitarie non soltanto dal punto di vista dell’associazionismo, ma anche dal punto di vista politico esterno all’università, fondandosi anche su un piano nazionale e seguendo le dinamiche che accadono su tutto il territorio. Questo lavoro svolto durante gli anni è stato complesso, faticoso, possiamo dire di aver provato a portarlo avanti fino all’ultimo. Ciò che è accaduto, è che, semplicemente, alla fine questo lavoro non è stato, per alcuni punti di vista, gratificante. Abbiamo quindi preferito affrontare queste elezioni da soli per poter essere liberi di fare una campagna elettorale che fosse realmente espressione dei nostri intenti. Per rappresentare gli studenti bisogna dire quello che si pensa e quello che si raccoglie dalle opinioni della classe studentesca. Abbiamo chiaramente mantenuto rapporti ottimi con le associazioni con cui abbiamo lavorato e collaborato su alcuni corsi di laurea. C’è stato un dialogo molto proficuo in alcune situazioni, che ci ha portato ad esempio a fare una proposta congiunta insieme ad altre associazioni per istituire la pausa pranzo al DIPSUM. Bisogna poi scindere il lato umano da quello politico, perché quest’ultimo deve essere assestato.
Tuttavia, pur avendo lasciato la coalizione, Link Fisciano ha candidati che compaiono nella coalizione di Studenti Unisa con lista “Polo Umanistico” e nell’area scientifica con l’associazione Iperuranio (che pure fa parte di Studenti Unisa). Ci spieghi il motivo di questo?
I motivi sono quelli appena citati, avevamo consolidato collaborazioni gratificanti. Sul Policom, il rapporto che avevamo sia con ALF – studenti DiSPC che con RUN era ottimo. Abbiamo lavorato, durante questi anni insieme sia nel Consiglio Didattico che nella Commissione Paritetica. Abbiamo avuto un dialogo, appunto, proficuo, nell’affrontare determinate problematiche, la visione era comune, quella di rappresentare al meglio gli studenti. Non c’era motivo di rompere i rapporti creati, soprattutto nei dipartimenti in cui hanno funzionato meglio.
In relazione ai trasporti, avete creato e gestito, e tuttora state gestendo, una pagina dal nome “emergenza trasporti” per raccogliere feedback. Quali segnalazioni in particolare avete raccolto? sul sito d’ateneo esiste un questionario per la compilazione dei disservizi riscontrati sui trasporti, quanto valido ritieni sia questo strumento?
In questi mesi abbiamo riversato sulla questione trasporti tutte le forze che avevamo, è un problema davvero sentito dalla classe studentessa, lo riteniamo fondamentale per risolvere a cascata un’altra serie di problemi. Abbiamo provato ad instaurare un dialogo anche all’esterno dell’università con gli enti che si occupano della rete dei trasporti. Abbiamo provato a dialogare con la Regione Campania, un dialogo complesso, difficoltoso. Non vorrei dire che ci sono state sbattute delle porte in faccia, ma pressapoco, perché siamo soltanto studenti, non funzionari o politici importanti, e quindi non siamo stati ascoltati. Abbiamo provato anche a stabilire contatti con le aziende, contatti che in alcuni casi ci hanno fornito risposte che abbiamo provato a restituire agli studenti tramite la pagina Emergenza Trasporti. Questa pagina ha la necessità di essere più vicina allo studente. I social sono in questo momento uno strumento con cui si riesce a creare una vicinanza stretta, anche se online e non di persona. Questo poteva essere un corpo intermedio tra la classe studentesca e la pagina dedicata alle segnalazioni istituita dall’università, utile ma non risolutiva. Dopo aver creato uno strumento per raccogliere le testimonianze, andrebbe messo in campo un discorso politico serio e comprensivo di tutte le realtà comprese in questa problematica.
Proponete l’istituzione di un tavolo permanente tra ateneo, corpo studentesco e ditte che aderiscono ad unicocampania, in che modo questo tavolo si differenzierebbe con il tavolo che già esiste tra unisa e aziende di trasporti?
Il tavolo già esistente tra l’università e le aziende non comprende la componente studentesca. La rete dei trasporti è utile agli studenti, sono loro i principali fruitori del servizio. Per noi non è sensato che gli studenti non abbiano voce in capitolo nella questione. Ci sono sicuramente dei rappresentanti che potranno sedere a quel tavolo e rappresentare al meglio la categoria, non immaginiamo che tutta la classe studentesca sia seduta a quel tavolo, ma dovrebbe essere ascoltata e diventare parte del processo. Abbiamo provato ad avere un dialogo anche con il Delegato del Rettore dei Trasporti. Questo dialogo è stato forse il migliore mai avuto sull’argomento, ma anche questo non si è rivelato risolutivo, abbiamo ricevuto una serie di promesse, frasi di circostanza, mai portate avanti. Ci rendiamo conto delle difficoltà, cerchiamo di essere il più possibile aderenti alla realtà, la situazione economica della regione è complessa, ed è impossibile pensare ad un sistema trasporti perfetto, ma ci aspettiamo allo stesso tempo che possa essere rimodulato, in modo tale da evitare che ci siano più disservizi.
Ritenete che l’università sia accessibile per gli studenti con disabilità? Le barriere architettoniche sono state abbattute? Cosa fareste nello specifico?
Durante questi mesi mi è capitato di raccogliere, anche personalmente, una serie di feedback sulla questione barriere architettoniche. Un ragazzo che vuole, dalle aule di un edificio, arrivare in mensa, ha serie difficoltà, soprattutto se non dispone di un supporto giornaliero da un qualcuno preposto per farlo. Riteniamo necessario portare avanti un discorso che sia comprensivo dei bisogni degli studenti e di tutta la comunità accademica, ascoltando le necessità di tutti, non calando dall’alto la realtà.
Nel vostro programma proponete anche la revisione dell’assegnazione degli spazi d’Ateneo. Voi quali criticità avete riscontrato e quali nuovi criteri vorreste inserire?
La prima criticità che mi viene in mente è che anche voi non avete uno spazio quando dovrebbe esservi assegnato. Una serie di situazioni non sono lineari, non è ben possibile comprendere come funzionano. Chiaramente, la questione sedi è regolamentata da un bando, e nonostante sia stringente premiano solo chi riesce, tramite accordi elettorali, al eleggere candidati, rappresentanti abituali, potremmo dire che è accettabile per quella che è la rappresentanza studentesca. La questione gabbiotti e spazi non assegnati tramite bando è più complessa. Abbiamo notato negli ultimi mesi come si faccia di questi spazi e di questi gabbiotti uno strumento politico e di rappresentanza. Vengono assegnati a chi contraddice meno i dipartimenti, a chi è meno critico nei confronti del corpo docente e del personali amministrativo, ci sono evidenti favoritismi. Non lo apprezziamo, la trasparenza è fondamentale. Vorremmo che determinate situazioni vengano gestite in maniera più lineare possibile.
Come immaginate vadano regolamentati gli spazi non presenti all’interno del bando?
Ci rendiamo conto che la questione non sia facile da gestire. Un modo potrebbe essere quello di inserirli nel bando, o semplicemente non assegnare quel luogo a chi è già in possesso di uno spazio. Che alcune realtà ne abbiano più di uno è sbagliato secondo noi, chi non ne ha nessuno, chi ne ha realmente bisogno, dovrebbe accedere a questa possibilità. Se si ha una sede, non si può avere un gabbiotto. Se si ha un gabbiotto, non si può averne un altro. Assegnare troppi spazi e troppi strumenti sempre alle stesse realtà è più rappresentativo.
Come valutate l’attuale criterio di assegnazione degli spazi alle associazioni?
Io non credo che meriti uno spazio soltanto per chi prende voti alle elezioni. Non lo crediamo come organizzazione che non fa delle elezioni un proprio strumento per rappresentare gli studenti. Siamo in forte contraddizione con l’idea di pesare la realtà a seconda di quello che si ottiene alle elezioni. Per noi gli spazi dovrebbero essere accessibili e attraversabili da tutti.Le stesse elezioni sono degli studenti, non dell’associazione di turno che le vince. Dovremmo essere tutti più aperti e più liberi, proponiamo di avere più aule per il polo umanistico proprio per questo. Lavoriamo affinché le aule studio esistano come spazi attraversabili dalla classe studentesca, a differenza delle sedi delle associazioni. Di questi spazi fondamentali per la propria formazione ce ne sono pochi e mal gestiti.
Proponete di creare un progetto alternativo al bando “Sei Unisa”. Quali criticità avete riscontrato in questo bando? Cosa proponete di alternativo?
Le criticità sono molteplici. Non sappiamo se il bando è realmente, anche in questo caso, espressione delle necessità della classe studentesca. Non sappiamo se questo progetto sia stato realmente un investimento che abbia favorito e aiutato la classe studentesca, o se sia stato un impiego di risorse economiche che potevano essere applicate ad una serie di tematiche più aderenti ai bisogni degli studenti. Probabilmente anche in questo caso non vi è stata una gestione trasparente al 100% di questa situazione, non abbiamo strumenti per valutarlo, ma abbiamo notato alcune problematiche. Quei fondi potevano essere utilizzati per la già ottima No Tax Area che abbiamo all’università, o per fronteggiare i costi della mensa, che vedremo aumentare sempre di più durante questi anni.
Criticate l’aumento dei costi ai bar e in mensa, scrivete che l’adisurc ha già messo in conto un aumento progressivo dei prezzi per il futuro. Cosa proponete di fare su questo?
Durante questi mesi abbiamo provato ad analizzare tramite la nostra esperienze e le opinioni raccolte la questione di costi del bar e della mensa. È chiaro che il problema esista e che il bando con cui è stata vinta la gara d’appalto per l’assegnazione di quel bar sia stato scritto in maniera superficiale, e che ci sia scarso controllo per quanto riguarda il rispetto del calmiere dei prezzi. Andrebbero riscritti, con calmieri adatti e attuando maggiori controlli affinché vengano rispettati. Per quanto riguarda la mensa, purtroppo è necessario prendere in considerazione il contesto nazionale in cui siamo inseriti. Dati i tagli ad una serie di fondi alle regioni, ci rendiamo conto che l’aumento dei prezzi sia fisiologico. Bisogna problematizzare il fatto che vengano tagliati i fondi dedicati all’università e cercare di risolvere un problema nato da un contesto nazionale che si riflette su quello accademico. L’anno prossimo riceveremo probabilmente ancora meno borse di studio a causa delle manovre messe in atto dall’attuale governo nei confronti delle regioni. Ciò è problematico, soprattutto per la Campania, già immersa in una situazione economica complessa. Chiediamo che questi aumenti siano coperti dall’università. Le tasse che paghiamo servono a restituirci una serie di bisogni che abbiamo all’interno di questa realtà.
Nel vostro programma scrivete che l’università ha istituito l’ASFI: un organo che eroga corsi e che prevede un rappresentante degli studenti. In che modo questo rappresentante verrà eletto? In che modo vorreste che fossero gestiti i corsi relativi ai 60 cfu per l’insegnamento? Quali criticità avete riscontrato?
Per quanto riguarda i corsi dei 60 cfu bisogna, anche in questo caso, tenere in considerazione il contesto nazionale. Non è una riforma che incentiva realmente gli studenti ad intraprendere quel percorso. Chiaramente i costi sono estremamente alti rispetto a quello che dovrebbe essere un corso obbligatorio, necessario e fondamentale -per quanto possa risultare retorico- per la società del domani, proprio dal punto di vista concettuale, filosofico. Noi vorremmo che questi percorsi siano facilitati. Sull’ASFI, non credo sia stato nominato un rappresentante degli studenti, è complesso comprendere la gestione di questa situazione, le informazioni sono pochissime. La questione è alle radici mal posta, problematica e mal gestita.
L’Open Campus è un punto del vostro programma elettorale: proponete l’apertura serale e nel weekend dei Campus. In che modo pensate di ottenere questi obiettivi, sapendo che il tema si lega inevitabilmente a quello dei trasporti?
In passato fu messa in atto un’iniziativa in cui l’università era aperta anche durante il weekend. Per noi è fondamentale, la socializzazione all’interno di un percorso formativo è importante quanto il percorso formativo stesso. Crediamo che questo cambiamento sia allo stato delle cose molto complesso da attuare a causa dei disagi relativi ai trasporti. Come dicevo prima, quella problematica rende inattuabili una serie di misure. Post covid l’università non è stata più aperta di sera, sono state tagliate una serie di tratte tipiche, e chi non è dotato di un’automobile o di un luogo a cui appoggiarsi non può partecipare ad un mondo culturale e sociale che potrebbe crearsi in questo contesto. Vorremmo quindi partire dalla radice del problema, i trasporti. Risolto questo, riusciremo anche ad applicare questa misura, ma è impossibile immaginarla se è impossibile anche soltanto arrivare al campus.
Proponete l’istituzione di un regolamento anti molestie in ateneo? cosa intendete nello specifico? Le molestie costituiscono un reato, in che senso dovrebbe esservi un regolamento che vieta un reato?
Stiamo provando ad essere più partecipativi possibili per quanto riguarda questa proposta. Ci rendiamo conto che la molestia è già di per sé un reato, ma un codice anti molestia potrebbe essere utile a comprendere, per noi e per gli altri, cosa una molestia è. Ci rendiamo conto che molto spesso si è inconsapevoli su quanto determinati atteggiamenti possano essere molesti per le altre persone, perché la società fortemente patriarcale in cui viviamo non ci abitua a vivere in società accettando le persone che abbiamo accanto. Il codice vuole essere anche espressione delle problematicità che viviamo, in modo da renderle chiare a tutti, migliorare e coscientizzare la classe studentesca. C’è molta disinformazione a riguardo, e giustificazione di comportamenti errati che andrebbero tirati fuori, eliminati dal contesto sociale. Non neghiamo che, in alcune situazioni, la stessa classe studentesca ha approcci sbagliati durante corsi, esami, tutorati o nella vita all’interno dei corridoi.
Avete raccolto, come associazione, esperienze di molestie interne all’ateneo?
Abbiamo provato a diffondere un questionario anonimo per raccogliere esperienze, le testimonianze sono state molte, ne parlano in forma anonima, non volentieri, tendono a nasconderla e non affrontarla. La molestia è un reato, ma sembra che definire un’azione “molestia” sia un reato allo stesso modo. Il nostro intento era quello di raccogliere le esperienze di chi aveva subito comportamenti del genere, una valvola di sfogo. Un dato evidente è che ad aver raccontato episodi del genere sono soprattutto donne. Va chiarito: la nostra società mette in secondo piano le donne, e la coscienza della nostra società ci porta a giustificare più il comportamento dell’uomo nei confronti della donna e non viceversa.
Proponete l’installazione nei bagni di distributori che contengono prodotti igienico sanitari per le mestruazioni e dispositivi di contraccezione e prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili. Da dove nasce questa esigenza? Quale importanza hanno secondo voi questi strumenti?
Innanzitutto dico con piacere che questa è una battaglia che portiamo avanti da un po’ di tempo. Per un periodo Link Fisciano era identificata come l’associazione delle tampon boxe nei bagni. Come ho detto prima, il ruolo della donna è visto come subordinato. I dispositivi igienico-sanitari per le mestruazioni dovrebbero essere considerati una necessità. Abbiamo visto in questo periodo come subiscano una tassazione scorretta. Questi temi sono un tabù, e si perpetrano ancora discorsi retrogradi e fuorvianti sulla questione. C’è bisogno di più coscientizzazione, nelle scuole e nelle università. Questi temi andrebbero trattati quotidianamente, non come argomenti scabrosi da mettere da parte, negari e provare a nascondere.
Criticate l’idea di un diritto allo studio non garantito ma meritato. Cosa intendete nello specifico? Quale idea alternativa proponete?
Negli ultimi giorni abbiamo notato moltissima confusione sul tema. Nessuna critica diretta, abbiamo però notato che altre realtà hanno riportato in auge la questione del merito, delle borse di studio del merito, degli esami conseguiti tutti entro l’anno accademico. La questione del merito si analizza poco, andrebbe compresa a 360 gradi, andrebbe compreso che non partiamo tutti dalla stessa base, arriviamo all’inizio dell’anno arriviamo tutti con un background differente. Se uno studente in un anno riesce a conseguire soltanto una parte degli esami perché i suoi tempi di studio, la sua vita e il suo benessere psicologico lo portano ad effettuare quelle scelte, non può sentirsi sbagliato o peggiore rispetto a chi riesce a farlo in tempistiche più strette. Istituire delle borse di studio per merito diventa un peso per tutte quelle persone che, a causa di condizioni economiche poco favorevoli, sentono fortemente la pressione di dover riavere indietro le quote versate per potersi poi iscrivere il prossimo anno. Non additiamo gli studenti che riescono a concludere gli esami entro i tempi prestabiliti, ma non stigmatizziamo chi ha bisogno di tempo. Rimettere in atto la questione merito rappresenta un passo indietro rispetto alle battaglie fatte in passato per eliminare una misura un po’ classista. Quei fondi sono stati investiti nella No Tax Area, che è riuscita realmente ad intercettare i bisogni della comunità accademica.
Proponete nel vostro programma il riconoscimento dei corsi LIS e dei corsi di primo soccorso. Come nasce questa proposta?
Abbiamo rilevato un forte interesse da parte della classe studentesca rispetto a questi temi. Approcciarsi a queste tematiche è diventata un’esigenza quotidiana, soprattutto per quanto riguarda la LIS, sempre più normalizzata. Questi corsi vengono già proposti, ma con un costo eccessivo per l’utente medio. La nostra idea è quindi quella di raccogliere questa necessità e rimandarla all’università, proponendo di coprire i costi dei corsi. Potremmo auspicare ad una maggiore partecipazione da parte di chi, nonostante l’interesse, a causa delle quote elevate non si affaccia proprio a queste tematiche, rimane indietro nonostante la curiosità. Limitare la voglia e la possibilità di scelta degli studenti non è per noi accettabile. Vorremmo che i corsi fossero gestiti dall’università e pubblici per tutti, e inseriti in tutti i dipartimenti.
Chiedete le dimissioni del Rettore dalla Fondazione Med Or. In riferimento alla Leonardo S.p.a. non possiamo non far notare che gli incontri con la Leonardo sono organizzati dall’ufficio placement dell’università. In che modo secondo voi si può sensibilizzare la classe studentesca sulla questione palestinese?
Sulla questione palestinese è necessario un piccolo cappello: attualmente viene presa poco in considerazione, sul piano nazionale si dà un’importanza minore al tema rispetto ad altri contesti, la guerra in Ucraini per esempio. Ciò accade probabilmente perché le zone di cui parliamo sono più lontane e perché, senza mezzi termini, quelle persone sono arabe, e l’Italia è un paese razzista. Le dimissioni del Rettore dalla fondazione sono per noi fondamentali. Nei luoghi di sapere non c’è spazio per la guerra, non c’è spazio per l’industria bellica, non c’è spazio per una politica impegnata nel considerare gli interessi di alcune comunità e non di altre. La realtà accademica deve essere libera da movimenti politici che perpetrano ancora oggi guerra, morte, discriminazione delle persone in base alle proprie caratteristiche. Secondo noi la presenza del Rettore all’interno del comitato Med Or è banalmente una funzione politica, ma immaginiamo che egli vada realmente a fare delle misurazioni tecniche all’interno della situazione, e proprio per questo motivo ne chiediamo le dimissioni. Personalmente non ritengo normale che dei ricercatori interni all’università lavorino su oggetti utili al finanziamento dell’industria bellica. Dovrebbe essere il contrario. La presenza di qualsiasi Rettore all’interno della fondazione da una narrazione scorretta della guerra, e di questa guerra che, dobbiamo precisarlo, è un genocidio. Dovremmo essere contro la guerra, ciò caratterizza la nostra costituzione, e il fatto che le università finanzino la produzione di armi normalizza la questione, i maltrattamenti, la deumanizzazione a cui stiamo assistendo. La distanza non rende meno problematica la questione.
Alla luce delle considerazioni fatte fino ad ora, vuoi aggiungere qualcos’altro?
Per quanto riguarda queste elezioni e la mia candidatura, non credo che le elezioni studentesche siano un momento bello per gli studenti, ma soltanto tedioso e asfissiante, non è questo ciò in cui crediamo, non ci credo io personalmente. Le elezioni servono per far esprimere alla classe studentesca le proprie idee e per migliorare la condizione degli studenti. Non devono esserci giochi di potere, non dovrebbero premiare sempre le solite persone attraverso mezzi poco accettabili di chi fa politica all’interno dell’università. Le elezioni studentesche dovrebbero essere vissute con gioia, non percepite come un evento da cui scappare.