Amazon: meno unboxing più diritti

Amazon: meno unboxing più diritti

1 Maggio 2021

Ci vuole meno di un minuto per completare un ordine qualsiasi su Amazon. Meno di 24 ore a riceverlo quando si è clienti Prime. Il carattere così immediato dell’operazione spinge talvolta a dimenticare tutto quello che c’è dietro quel semplice click. Dall’altra parte dell’apparecchio si districa un operatore che riceve l’ordine, lo individua all’interno di uno dei tanti sconfinati magazzini in possesso di Amazon, lo prepara in un pacchetto di cartone e avvia il processo di spedizione. Un altro addetto ai lavori lo trasporta fino alla città di destinazione, davanti all’ingresso di casa di chi lo ha ordinato. Che comodità. Ci abbiamo pensato tutt*. La necessità di acquistare in breve tempo un oggetto e le difficoltà di reperirlo in un negozio fisico a causa delle restrizioni dei movimenti hanno permesso che gli acquisti sulla piattaforma diventassero da pochi a molti, frequenti, e sempre di più, approfittando degli sconti e della spedizione più veloce quando si è student*. Avviene tutto così velocemente che non si ha il tempo di rendersi conto che dietro il pacco che arriva comodamente a casa si nasconde una complessa struttura lavorativa che spesso soffoca i lavoratori e le lavoratrici.

Questa complessa struttura, è un impero costruito sul concetto di produttività, e la produttività -diventata una vera e propria piaga sociale anche per quanto riguarda il mondo del lavoro in generale e la formazione scolastica e universitaria- genera sfruttamento. Dietro un pacco Amazon consegnato in tempi record, c’è una lunga catena composta da persone che, in estremo bisogno di un impiego, cercano di rispondere a tutti i requisiti richiesti dall’azienda per ottenere un contratto a tempo indeterminato. L’organizzazione lavorativa, nonostante preveda una retribuzione fissa mensile a seconda del ruolo, sembra caratterizzata da quella connotazione piramidale tipicamente associata al “più dai, più prendi, e dipende da te”. La performance della componente operaia è continuamente monitorata, dipendente dal tempo impiegato per svolgere il proprio compito e dalla completa assenza di distrazione sul posto di lavoro. Per trasformare il tempo del tuo contratto da determinato a indeterminato c’è bisogno di ore di sfruttamento e ipercontrollo. Lo sforzo mentale e l’alienazione si abbinano a quello fisico: pacchi estremamente pesanti, sollevamenti dannosi per la salute della schiena. In un servizio di Chiara Proietti D’Ambra per l’emittente televisiva La7, un dipendente racconta di aver dovuto imparare, appena assunto, a calibrare la propria falcata, non più piccola, ma lunga e veloce. Prevedibilmente, la pandemia di Covid-19 ha estremamente esacerbato le dinamiche già presenti all’interno di Amazon. “Non posso stare a casa… Lavoro per Amazon” è solo uno degli slogan pubblicati sui propri profili Facebook nel 2020 da dipendenti di tutti i paesi in cui opera l’azienda per mostrare quanto l’ingente crescita del colosso internazionale sia avvenuta grazie e a discapito di chi lavora per la catena. A marzo 2021, l’Italia ha messo in opera il proprio punto di rottura con Amazon grazie ad uno sciopero che ha visto dipendenti dell’azienda e i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti attuare la prima mobilitazione al mondo contro la filiera. I sindacati sostengono che la rete Amazon italiana raccolga 40.000 lavoratori e lavoratrici, driver compresi, anche se non assunti direttamente dall’azienda.

Durante lo sciopero si rivendicano diritti necessari per intraprendere una carriera lavorativa dignitosa. Verifica dei carichi di lavoro, contrattazione dei turni, inquadrare il personale in maniera corretta dal punto di vista professionale, buoni pasto, riduzione delle ore di lavoro per adett* alle consegne, stabilizzazione dei contratti. Su consiglio di Federconsumatori, il 22 marzo probabilmente una grossa parte di utenti non ha effettuato ordini per mostrare solidarietà a chi sciopera. Scelta non esente da critiche, poiché anche aziende piccole usano la piattaforma per vendere i propri prodotti online. Tuttavia, è innegabile che l’assiduo uso delle comodità (per noi) offerte da Amazon, se ridimensionato, potrebbe diventare un segnale rappresentativo per sensibilizzare l’opinione pubblica su ciò che subisce chi lavora rispetto a ciò che ci viene offerto dall’azienda.

Ordinare libri ed altri materiali su Amazon è diventato naturale, automatico e comodo. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria, in cui si è rimasti chiusi in casa, i pacchi targati Amazon hanno girato per interi paesi ed il personale ne ha pagato il prezzo. Perché è semplice preferire di premere un piccolo pulsante anziché girare tra i negozi alla ricerca del regalo perfetto. Inoltre, per i clienti Prime è possibile effettuare qualsiasi ordine anche con prezzi molto bassi senza pagare i costi di spedizione. Questo uso spropositato, però, comporta delle serie conseguenze. Sono oltre 2300 le librerie chiuse in Italia negli ultimi 5 anni e a farne le spese sono soprattutto quelle indipendenti, le piccole realtà locali a conduzione familiare. A dover chiudere nel 2020 è stata costretta anche la libreria “Paravia” situata a Torini dal 1802 (più di 200 anni) e con lei la “VEL – La Libreria del Viaggiatore” di Roma aperta nel 1989. I commercianti non hanno dubbi: causa determinante del declino è stato l’avvento di Amazon, che ha ridotto nell’ultimo decennio di circa dieci punti in percentuale la fetta di mercato consistente in acquisti di libri in libreria. Lo sfruttamento dei lavorator* portato avanti dalla multinazionale, quindi, non è l’unica situazione a cui bisognerebbe porre rimedio. Per entrambe le problematiche, però, gli usufruitor* della piattaforma possono iniziare a fare la differenza. Prima di confermare un qualsiasi ordine si potrebbe riflettere in modo approfondito se questo sia essenziale e/o se si può procedere all’acquisto fisico presso un negozio locale, magari proprio sotto casa. Un’idea potrebbe essere anche quello di far collimare più oggetti nello stesso ordine, scegliere come giorno di consegna uno infrasettimanale in modo da non costringere i corrieri a viaggiare anche di domenica per recapitare un semplice portapenne. Utilizzare l’app di Amazon con più razionalità – e non in modo compulsivo – potrebbe contribuire anche a rendere più gratificante il momento dell’arrivo di un pacco.

Fonti:
Amazon: cosa c’è dietro a un pacco
-Internazionale n. 1402. anno 28, “Lavoratori di Amazon uniti” pp da 44 a 50