Cosa vuole fare Pierfrancesco Gargiulo in CNSU?

Pierfrancesco Gargiulo è il candidato al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari per la coalizione Studenti Unisa. Lo abbiamo intervistato su alcuni punti del programma elettorale per capire in che modo intende farsi carico delle istanze studentesche.

Studenti Unisa collabora da anni con UDU per le elezioni di rinnovo del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Puoi motivare questa scelta?
È una scelta che si tramanda da tempo, ed è basata sulla condivisione di valori, idee e modi. Non si tratta di una collaborazione che riguarda soltanto il CNSU, ma anche iniziative esterne. Non abbiamo la denominazione UDU perché siamo e restiamo Studenti Unisa, ma UDU è, per quanto riguarda sia il CNSU che la rappresentanza in altre Atenei, il mezzo per portare i nostri valori a livello nazionale e condividerli con altre persone all’interno della Campania, delle altre regioni del Sud Italia e in generale dell’Italia. Quindi è una scelta che non ha nessun tipo di convenienza, ma è soltanto una condivisione di valori e di idee.

Sulla base dell’esperienza che avete maturato, secondo voi quanto effettivamente può incidere sulla classe studentesca di Unisa avere un*  rappresentante in CNSU di Unisa?
Avere una rappresentanza all’interno del nostro Ateneo significa dare la possibilità ai problemi che viviamo di essere portati in un contesto così grande e così importante. Perché, per esempio, sui trasporti, il nostro Ateneo, rispetto a quello di Napoli, è molto isolato, è molto più difficile da raggiungere rispetto a Napoli, che è raggiungibile in diversi modi. Fisciano, così come Baronissi, ha bisogno di trasporti che siano mirati. Quindi è importante affinché le vere esigenze di questa università vengano portate in quel contesto, sennò rischiamo di avere rappresentanti che non comprendono appieno che cosa significa studiare in un campus come il nostro.

All’interno del programma elettorale, parlate di riconoscimento dei diritti sanitari e dello status di cittadinanza per i fuori sede. In cosa dovrebbero tradursi concretamente questi concetti? E quali interventi sono necessari per realizzarli?
Per quanto riguarda la sanità, in Italia è possibile fare richiesta del medico di base all’interno del luogo in cui si è fuori sede. Però, allo stesso tempo, ci sono tanti iter burocratici, tante problematiche che possono sorgere, che rischiano di allungare i tempi. Questo rallentamento non consente di avere dei diritti che sono fondamentali: perché avere la possibilità di usufruire facilmente e velocemente di un medico di base o di visite specialistiche da fare all’interno del territorio, quando le persone non possono tornare nel proprio paese, per varie motivazioni, è una cosa fondamentale. Quello che chiediamo è il riconoscimento di questo diritto, affinché diventi veloce e semplice avere accesso a determinati servizi come il medico di base e le visite specialistiche.

Proponete un piano straordinario di edilizia residenziale. In che modo dovrebbe essere strutturato?
La nostra situazione, ad Unisa, non è tanto negativa rispetto a tante altre parti d’Italia, ma c’è lo stesso bisogno di intervento. Ci sono tanti alloggi che sono stati dichiarati inagibili da parte dell’Adisurc, che hanno bisogno di ristrutturazione, di interventi di messa a punto per essere resi di nuovo agibili. Questa è una prima cosa fondamentale. La richiesta  a Fisciano continua ad aumentare e purtroppo, di pari passo, stanno crescendo anche i prezzi. Questo è un problema grave che va affrontato. Un’altra cosa che riguarda gli edifici: abbiamo bisogno di sempre più spazio, e vediamo che all’interno della nostra Università gli spazi stanno crescendo, si stanno costruendo sempre più edifici. Così come c’è bisogno di spazi per la didattica e per gli uffici, allo stesso modo c’è bisogno di spazi per gli alloggi universitari. Gli alloggi vanno di pari passo con la didattica e gli uffici perché il diritto allo studio passa anche da questo.

Perché immaginate l’istituzione di un soggetto pubblico ad hoc per le residenze? In che modo questo dovrebbe favorire la tematica?
Le cose da monitorare e da attenzionare, su questo punto, sono tante e richiedono più tempo e più dedizione. Per questo crediamo che un ente ad hoc, per questo, sia la cosa migliore da fare. Se c’è un ente che si occupa soltanto di questo, l’attenzione sulle condizioni degli studenti e degli alloggi sarà quotidiana. Perché, per capirle davvero, bisogna viverle e seguirle costantemente.

Per la carriera alias, proponete di creare una procedura uguale per tutti gli atenei. Nello specifico, a quale tipo di procedura avevate pensato? Come dovrebbe essere?
Per quanto riguarda la carriera alias, noi abbiamo portato come Studenti Unisa una proposta all’interno del nostro Ateneo che è fortunatamente passata. È una tematica a cui teniamo e vogliamo che sia portata anche in un organo così importante. Per quanto riguarda l’iter, vogliamo una procedura che sia, se non uguale, il più simile possibile in tutti gli Atenei, e che sia il più possibile semplice, rapida e rispettosa soprattutto della privacy di tutti gli studenti. Oltre a questo, abbiamo bisogno di un sistema di feedback e di una formazione sul tema di tutti, anche per il personale, affinché questa tematica possa essere gestita meglio da tutti.

Chiedete maggiori strumenti per favorire l’inclusione di persone con disabilità e bes. A quali strumenti, nello specifico, avete pensato?
Questa è una tematica che abbiamo sviluppato all’interno del nostro programma elettorale prendendo un po’ la linea da quello che era il nostro programma elettorale per le scorse elezioni del CNSU in cui chiedevamo che ci fosse maggior accessibilità agli spazi per le persone con disabilità, prevedendo azioni volte all’eliminazione delle barriere architettoniche, favorendo l’inclusione di persone con disabilità dal punto di vista fisico. Quest’anno, abbiamo voluto concepire questo passaggio da un altro punto di vista, perché ovviamente ci sono vari tipi di disabilità. C’è anche una richiesta per i DSA, che è una cosa diversa rispetto alla disabilità, ma che ha bisogno di un aiuto. Questo punto è un po’ un collegamento tra tutti i tipi di disabilità e tutti i tipi di bisogni educativi speciali e quello che proponiamo di fare è di adottare gli strumenti didattici che siano davvero un aiuto per tutti gli studenti e che permettano a questi studenti di avere una didattica che li aiuti in tutti i modi. Per poter creare una valorizzazione delle diversità e non un’esclusione da contesti importanti come quelli della formazione.

Proponete percorsi formativi di educazione affettiva, sessuale e al consenso: In che modo andrebbero strutturati?
Penso che sia una tematica molto attuale, da non sottovalutare anche se spesso accade, ed è una cosa che parte ovviamente dalla mentalità che hanno le persone. Per questo, oltre ai punti di ascolto e di supporto che abbiamo inserito all’interno del nostro programma, abbiamo voluto dare un’impronta di questo tipo perché vogliamo cambiare la mentalità e quelle che sono le idee e i preconcetti che purtroppo hanno le persone. Abbiamo davvero bisogno di un’educazione che parta da tutti e che venga inserita anche in università, perché è una cosa di cui tutti hanno bisogno. Arriviamo in università con una consapevolezza che purtroppo è scarsa e quindi c’è bisogno che tutti possano fare chiarezza su queste tematiche, i problemi che ne derivano, perché le persone vivono sulla propria pelle queste situazioni ma è difficile da trasmettere se non con un’educazione di percorsi di formazione.

Proponete il supporto psicologico come diritto e non come opzione: a quale tipo di servizio avevate pensato? Quanta sensibilità secondo voi c’è ad oggi sul tema da parte della politica?
Purtroppo il servizio di supporto psicologico che attualmente c’è all’interno del nostro Ateneo risulta veramente inefficace, i ragazzi purtroppo si iscrivono alle liste d’attesa che durano mesi quindi. Il servizio di supporto psicologico che chiediamo è un servizio che aiuti veramente gli studenti in difficoltà. Penso che la politica non abbia davvero a cuore questo tema perché sembra che ogni volta che accada un qualcosa che possa effettivamente far svegliare tutte le persone riguardo a questa tematica, questo non accada, ma si continua ad andare avanti come se nulla fosse accaduto. Invece, c’è bisogno di un intervento mirato. Gli studenti fortunatamente non trattano più questo tema come un tabù ma fanno richiesta del servizio di supporto psicologico, perché hanno capito che cosa significa e che cosa comporta il bisogno di essere aiutati. È stato capito dai ragazzi e fortunatamente la richiesta c’è ma in questo momento non c’è un servizio che possa effettivamente aiutare tutti i ragazzi che ne hanno bisogno.

L’accesso non gratuito al percorso dei 60 crediti formativi potrebbe sfavorire molti studentɜ. In che modo secondo voi si dovrebbe intervenire su questo?
Il percorso dei 60 cfu è un percorso veramente molto oneroso e non ci sono agevolazioni di nessun tipo per gli studenti. Questa è una cosa che limita molto chi non può permettersi questo percorso, che poi li porta a uno sbocco, che è quello dell’insegnamento, che è centrale nella nostra società. Sempre più persone vogliono accedere al percorso, ma sempre meno persone possono permetterselo. È importante che ci siano delle agevolazioni in base all’ISEE per permettere a più persone di accedere al percorso.

È stato riformato l’accesso al corso di laurea in Medicina. Che opinione avete al riguardo?
Questo è un punto che non abbiamo trattato all’interno del programma elettorale perché abbiamo bisogno di valutare bene la situazione Per quanto riguarda il diritto allo studio: è ovvio che vada garantito a più persone possibili, ma deve essere un diritto allo studio dignitoso. Portare sempre più studenti all’interno della facoltà di Medicina senza però garantire una didattica che sia dignitosa e che sia davvero formativa per i ragazzi è quasi controproducente. C’è bisogno di capire quali sono le modalità che garantiscano un diritto allo studio per più persone possibili ma un diritto allo studio che sia dignitoso e che sia ovviamente davvero formativo per tutti i ragazzi.

Nel programma elettorale, riconoscete il valore dell’antimafia. Quale significato ha per voi l’antimafia e in che modo secondo voi l’università dovrebbe far proprio questo valore?
Questo è un tema che nella nostra Nazione dovrebbe essere caro a tutti. Tutti dovrebbero avere una cultura dell’antimafia, tutti dovrebbero capire che cosa hanno provato le persone che hanno lottato contro la mafia. Devono esserci codici etici rigorosi e meccanismi di controllo efficaci sulla gestione amministrativa e finanziaria perché purtroppo accade sempre più spesso, nei nostri Atenei ma in generale in tutti i contesti della nostra società, che ci siano infiltrazioni mafiose. Questo non è più accettabile. Abbiamo davvero bisogno di più controllo e di una cultura dell’antimafia.

Nel programma elettorale, parlate di “reti di supporto tra studenti a livello internazionale”, cosa intendete con questo nello specifico e cosa dovrebbe prevedere?
All’interno del nostro Ateneo, e in tutte le università in generale, ci sono varie persone che arrivano da tutto il mondo e che vivono nel nostro Campus come noi. All’interno dell’Università di Salerno ci sono già reti di questo tipo per provare a connettere sempre più gli studenti perché crediamo che l’università debba essere, oltre a un percorso di formazione, anche un percorso di crescita personale, e questo avviene anche tramite questo tipo di connessioni tra più studenti possibili.

Proponete il riconoscimento di tutte le soggettività (studenti lavoratori, in gravidanza e caregiver) e, contestualmente, di implementare la didattica a distanza. Ritenete che l’attuale erogazione della didattica abbia aspetti o un’impronta obsoleta in termini di inclusione?
Sì, purtroppo è così. Noi riconosciamo l’importanza di un’università che sia in presenza e che sia anche a contatto con gli studenti. Però, purtroppo, questo a volte, risulta essere un problema per il diritto allo studio di persone che non sono nelle nostre stesse condizioni e che non riescono ad andare a seguire tutti i giorni. Questo purtroppo limita tanto e quindi c’è bisogno di nuovi metodi affinché il diritto allo studio sia garantito anche a persone che sono in questo stato.

Proponete un’idea di università “etiche e trasparenti”, ossia estranee ad aziende inquinanti e del settore bellico. In che modo pensate si possa attuare questo punto programmatico?
È importante che le università non abbiano rapporti con aziende di questo tipo. È un’idea che noi abbiamo degli Atenei che va un po’ nella linea anche di tutto ciò che permette agli Atenei di essere sostenibili. Abbiamo parlato di università a impatto zero, della mobilità sostenibile, degli spazi verdi: sono tutte cose che sono connesse e che rendono l’università più sostenibile. All’interno del nostro Ateneo, negli ultimi anni c’è stata una svolta sotto questo punto di vista, infatti sono stati installati gli erogatori d’acqua, ed è importante lavorare sempre di più affinché le università siano sostenibili.

La retribuzione del tirocinio e il voto per i fuori sede sono istanze studentesche non recenti. Quanta sensibilità e apertura ritieni ci sia su queste tematiche, da parte della politica?
C’è un approccio della politica che purtroppo non è incisivo come dovrebbe essere. È importante far capire a tutti, alla politica e ai ragazzi stessi, che quella che propongono come formazione troppo spesso risulta essere sfruttamento ed è quindi importante che i tirocini vengano retribuiti in modo equo e giusto, perché i tirocini sono a tutti gli effetti lavoro. Su questo tema purtroppo la sensibilità è poca ed è sempre più importante insistere affinchè il nostro diritto venga effettivamente rispettato. Per i referendum dell’8-9 giugno il voto fuori sede verrà garantito, però purtroppo non c’è una legge che ci tutela. È spesso una concessione che viene data all’ultimo momento quando invece dovrebbe essere normalità. È importante quindi introdurre una legge che ci tuteli sotto questo punto di vista.

Alla luce delle considerazioni fatte fin qui, intendi aggiungere altro?
Mi preme sottolineare che la no tax area che è stata portata alla soglia di 30.000 euro all’interno del CNSU, e che poi è stata riportata effettivamente all’interno del nostro Ateneo, non è una cosa scontata ed è una cosa che si può ottenere soltanto con un lavoro che sia parallelo tra il CNSU e gli organi regionali. Noi, come Studenti Unisa, abbiamo sempre voluto tutelare gli studenti e fortunatamente il nostro Ateneo e il CDA del nostro Ateneo, con i nostri rappresentanti, ci ha permesso effettivamente di tenere stabile la no tax area a 30.000 euro. Mi preme, quindi, sottolineare come e quanto sia importante il lavoro che si fa in tutti gli organi. C’è quindi bisogno degli studenti, del loro supporto e del loro voto. È importante che il voto venga percepito come un diritto e un dovere di tutti.

Facebook
Twitter
WhatsApp

Leggi gli ultimi articoli